Cgil, Cisl e Uil al governo Meloni: «Sicurezza, pensioni e salari: si agisca subito»

L’appello bresciano è da poco stato urlato direttamente da piazza Santi Apostoli, a Roma, dove le parti sociali erano radunate per invocare salute e sicurezza sul lavoro.
C’erano anche i segretari bresciani e nel giorno del giuramento della neoeletta squadra di governo guidata da Giorgia Meloni tutta l’attenzione è focalizzata sul dicastero già diventato crocevia dei dossier più delicati: il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la cui regia è affidata a Marina Elvira Calderone. Una patata bollente, dove i temi caldi attendono da tempo di essere affrontati di petto. Sono quelli che le sigle sindacali hanno radunato in dieci punti, tanto «essenziali» quanto «urgenti», gli stessi che avevano portato allo sciopero dello scorso dicembre, quando alla guida del Paese c’era Mario Draghi. Bastano tre titoli per capirne la delicatezza: revisione Reddito di cittadinanza, riforma pensioni, occupazione e precariato.
E adesso che il raggio temporale dell’agio è stato letteralmente consumato dalla - seppur breve - fase elettorale, non c’è un minuto da perdere. O, per dirla con i rappresentanti bresciani di Cgil, Cisl e Uil: «Serve subito un confronto serrato su ammortizzatori e provvedimenti strutturali, o per i cittadini sarà un 2023 di guai grossi».
Le sigle sindacali
Spiega Francesco Bertoli (Cgil): «Si tratta di temi politici che hanno un corollario economico importante. La ministra ha competenze in materia e questo è positivo, ma le ha come corporazione: è sempre stata da un lato preciso del tavolo, come altri ministri di questo Governo, e questo non lo vedo molto positivo. Noi cercheremo di ripartire dai dieci punti che avevamo consegnato anche a Draghi, perché le priorità da affrontare non sono cambiate, anzi: solo che ora abbiamo meno tempo per affrontarle».@Buongiorno Brescia
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Il riferimento corre, ad esempio, alla riforma Fornero, che dal 1° gennaio troverà piena attuazione. Bertoli non ha dubbi sulla priorità nelle priorità, quantomeno a livello temporale: l’aspetto fiscale e quindi gli aiuti alle famiglie «che si legano sia alle pensioni sia ai salari. Questo - precisa - per tamponare la fase iniziale, ma parallelamente va intavolata per tempo una trattativa per arrivare al provvedimento strutturale». Dove trovare i soldi? Nessun dubbio: sono gli extraprofitti il tesoretto da sfruttare. E non solo quelli energetici, ma anche quelli delle banche e delle aziende farmaceutiche. Sulla stessa lunghezza d’onda Alberto Pluda (Cisl), che ritiene fondamentale «il confronto al più presto con il Governo su povertà, disuguaglianze e pensioni». E che aggiunge: «Verso l’esecutivo non abbiamo pregiudiziali, è stato eletto democraticamente, ma è una stagione di scelte importanti e il dialogo sociale serve. Servono un fisco più equo e un lavoro sulla salute e sulla sicurezza del lavoro dove il sommerso e la zona grigia vanno combattute».
Mario Bailo (Uil) non si lascia andare in giudizi sul neoministro, ma sottolinea (amaramente) un aspetto: «Questo è l’unico dicastero che non è mai stato citato nel toto-ministri, evidentemente era il meno ambito o quello meno d’interesse». Le battaglie della Uil sono inderogabili: «Le morti sul lavoro sono il primo tema di cui il Governo dovrebbe farsi carico, insieme alla dignità del lavoro: si dovrebbe seguire il modello spagnolo, eliminando il precariato con i contratti a tempo indeterminato». E poi il tema dei salari che «stanno a crescita zero da vent’anni» e quello delle pensioni che «non sono una gentile concessione dello Stato, ma un diritto». I fondi? «Ci sono. Ma serve una lotta di volontà e di coraggio - ribatte Bailo -: bisogna contrastare l’evasione fiscale».
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