Cassarà indagato, ora il dibattito sulla struttura degli spogliatoi

Dopo il provvedimento della giustizia sportiva di ieri, il commento del presidente del San Filippo. Il centrodestra annuncia un'interrogazione
Andrea Cassarà in una foto del 2008 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Andrea Cassarà in una foto del 2008 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il caso che vede coinvolto Andrea Cassarà, ex schermidore azzurro indagato a piede libero dalla Procura di Brescia con la pesantissima accusa di produzione di materiale pedopornografico, da Brescia ha fatto il giro d’Italia. Un’inchiesta, quella sul fronte penale, sviluppatasi in tempi strettissimi dopo che venerdì scorso una 15enne aveva denunciato di aver visto una mano con un cellulare che la riprendeva mentre era sotto la doccia negli spogliatoi del centro sportivo San Filippo di via Bazoli. La giovane non ha riconosciuto Cassarà, ma il pluricampione di fioretto è finito sotto indagine dopo che le telecamere di sicurezza esterne l’hanno immortalato in una zona compatibile col racconto della presunta vittima e nell’orario indicato dalla stessa. E adesso il dibattito si concentra sulla struttura degli spogliatoi del centro San Filippo.

È qui che la vicenda si è consumata alla vigilia di una due giorni di scherma che si è tenuta sabato e domenica, ma nella stessa serata in cui era in corso una partita di un altro sport a cui aveva partecipato la 15enne. E le docce maschili e femminili di vecchia concezione qui sotto erano separate soltanto da una parete che presenta nella parte superiore, in corrispondenza delle finestre, un varco per l’aerazione. «Impossibile mettere la testa nello spazio» viene assicurato. Una mano con un telefono però ci passa sicuramente

Le docce di San Filippo dove la 15enne ha raccontato di essere stata ripresa
Le docce di San Filippo dove la 15enne ha raccontato di essere stata ripresa

«Il centro sportivo San Filippo rischia di subire un danno di immagine enorme da questa vicenda» commenta il presidente della società pubblica Nicola Fiorin. «Nel rispetto del principio di presunzione di innocenza posso già dire che qualora il caso arrivasse a processo ci costituiremmo parte civile» assicura Fiorin. Che poi interviene proprio sul tema strutturale degli spogliatoi in cui la presunta vittima ha raccontato di aver visto una mano con un telefono che la riprendeva. «La sicurezza di chi frequenta il centro è assolutamente al primo posto. Se serviranno interventi strutturali negli spogliatoi - spiega il presidente della San Filippo - li realizzeremo». 

Il centrodestra: «Presenteremo un'interrogazione»

In questo dibattito si è inserito oggi anche il centrodestra che ha annunciato un’interrogazione per capire meglio lo stato della struttura degli spogliatoi. «La notizia che tra gli spogliatoi del centro San Filippo vi sia una apertura che consente a qualsiasi malintenzionato di guardare dall’altra parte è raccapricciante» ha scritto in una nota Fabio Rolfi, consigliere comunale e presidente della commissione Bilancio. Per Rolfi è «inammissibile che gli spogliatoi siano comunicanti anche solo tramite una apertura attraverso la quale, questione ancora al vaglio degli inquirenti, un telefonino riesce tranquillamente a passare. Questa rivelazione è gravissima e chiama in causa gli organi di governo del centro che in questi anni avrebbero dovuto programmare investimenti necessari non solo per migliorare gli standard di una struttura in evidente degrado, ma anche per la sicurezza degli utenti a partire dalle ragazze e dei più piccoli. Altro che parte lesa, con queste inefficienze strutturali il San Filippo rischia di essere chiamato a rispondere: se quell’apertura non ci fosse stata probabilmente non avremmo avuto il caso che oggi tiene banco e non rende una bella immagine al centro sportivo del comune di Brescia».

Un altro scorcio delle docce di San Filippo dove la 15enne ha raccontato di essere stata ripresa
Un altro scorcio delle docce di San Filippo dove la 15enne ha raccontato di essere stata ripresa

Pertanto, continua il consigliere comunale, «presenteremo una interrogazione, vogliamo capire se la situazione denunciata risponde alle normative oppure no, e quali interventi si intende programmare per migliorare il servizio offerto, a partire dalla sicurezza. Sarà l’occasione per iniziare a fare un approfondimento su una società in seria difficoltà e su una struttura sportiva comunale in condizioni inadeguate per offrire un servizio di qualità, come denunciato anche da tante società sportive».

La replica del presidente Fiorin

La replica del presidente della San Filippo, Nicola Fiorin, non si è fatta attendere: «Spiace vedere che una vicenda giudiziaria così delicata e umana così pesante venga strumentalizzata per la polemica politica. I temi politici li affronterà il consiglio comunale, io posso solo dire che gli spogliatoi sono gli stessi di quando Rolfi era vicesindaco. E lo dico non per dire che loro non hanno fatto nulla, ma che evidentemente andavano bene così». Sul tema dei mancati investimenti Fiorin ribadisce che «gli investimenti purtroppo non ci sono mai stati. Stiamo cercando con fatica di rilanciare la struttura e a breve presenteremo un piano industriale perché San Filippo offre, in condizioni difficili, servizi che sono essenziali per la città e di cui si sente il bisogno».

Tornando poi allo specifico caso ribadisce: «Si tratta di un cavedio che era stato lasciato per motivi di aerazione tra due spogliatoi neutri: quando c’è una partita maschile ci sono due squadre maschili e quando gioca il femminile due femminili. Se i fatti sono successi, e dobbiamo aspettare la vicenda giudiziaria, non è perché qualcuno è potuto entrare liberamente. Dall’esterno non si vede nulla e non si può entrare. Se qualcosa è successo, è stato da parte di una persona che aveva comunque i titoli per essere lì in quel momento».

Gli ultimi sviluppi

Intanto ieri la giustizia sportiva, in 48 ore, ha preso una prima decisione sul caso che ha travolto Andrea Cassarà. «Il tribunale federale della Federazione Italiana Scherma ha disposto la sospensione cautelare da tutte le attività federali del tesserato. L’ordinanza fa seguito al procedimento promosso della Procura Federale, avente ad oggetto la comunicazione del Centro Sportivo Carabinieri nella quale si informa che a carico del tesserato è stata sporta denuncia da parte della Compagnia carabinieri di Brescia» recita una nota firmata dai vertici della Federazione Italiana Scherma.

Un provvedimento che arriva 24 ore dopo la decisione assunta dallo stesso Cassarà che ha scelto di autosospendersi da qualsiasi incarico all’interno della società Brescia scherma di cui è punto di riferimento. La comunicazione è stata data ai genitori dei ragazzini iscritti nel settore giovanile. Non da Cassarà, assente mercoledì sera, ma dai dirigenti sotto choc tanto quanto i genitori dei giovanissimi schermidori.

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