Caro-bollette, nuovi ristori ai Comuni: nel Bresciano altri 8,6 milioni
Nuova boccata d’ossigeno per i bilanci dei Comuni bresciani alle prese con il caro-bollette. L’impennata dei costi di energia elettrica e gas sta infatti mettendo in ginocchio anche i conti degli enti locali. Già lo scorso febbraio l’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni bresciani, aveva lanciato l’allarme, e i sindaci avevano spento sombolicamente la luce dei municipi e dei monumenti dei Paesi. Da allora le cose sono solo peggiorate. Il Governo ha varato due tranche di aiuti, a fine maggio e a luglio.
Nel Bresciano sono già arrivati 8,6 milioni. Ora la nuova mossa del Governo ha di fatto fatto raddoppiato l’ammontare dei ristori: altri 8,6 milioni che portano il totale a sfiorare i 17,2 milioni. Un bel gruzzolo, ma insufficiente per assorbire l’impennata senza freni dei prezzi.
Per dire: le tre tranche valgono per il Comune di Brescia 3,8 milioni di euro. Ma la sola bolletta elettrica per il 2022 di Palazzo Loggia, compresa l’illuminazione pubblica, è passata da 9,7 a 16,4 milioni. Un rincaro di 6,7 milioni. Senza contare il riscaldamento. Insomma, i ristori non coprono tutti gli aumenti. E parecchi Comuni, soprattutto piccoli, potrebbero presto trovarsi in difficoltà ed essere costretti a tagliare i servizi o aumentare le tariffe.
La vicenda
Il decreto legge del 1° marzo («Misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia») ha istituito un fondo «per garantire la continuità dei servizi» erogati dagli enti locali. La dotazione iniziare era di 250 milioni, 200 per i Comuni, 50 per le Province. A maggio è stato stabilito il riparto: ai sindaci bresciani sono arrivati 4 milioni e 912mila euro, alla Provincia 1 milione e 579mila euro. Ma l’emergenza è proseguita.
A luglio il fondo è stato rifinanziato con altri 170 milioni (150 per i Comuni, 20 per le Province). A Brescia sono arrivati altri 3,6 milioni per i bilanci dei municipi e 631mila per il Broletto.Giovedì è arrivata l’intesa della conferenza Stato-Città sulla terza tranche: altri 400 milioni di euro per il 2022, 350 per i Comuni e 50 per le Province «al fine di garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali in risposta al caro bollette».
Il nuovo stanziamento raddoppia quello delle prime due tranche: ai sindaci bresciani arriveranno altri 8 milioni e 596mila euro. La fetta maggiore sarà destinata al comune capoluogo, che porta a casa altri 1,9 milioni di euro; altri 159mila euro andranno a Desenzano, 135mila euro a Lonato, 122mila a Palazzolo, 119mila a Montichiari. Invertendo la classifica è Irma che ottiene il contributo più basso, 1.331 euro che portano il totale a 2.662. Poi Valvestino (la terza tranche vale 2.174 euro) e Magasa (2.362).
Per il calcolo si è tenuto conto dello stesso criterio delle due volte precedenti: la spesa per le utenze delle energia elettrica e gas registrata tra il 2018 e il 2021 secondo i dati del portale Siope, il Sistema informativo sulle operazioni contabili degli enti pubblici.
Ma l’affidarsi alla spesa storica ha creato qualche mal di pancia. Ad esempio l’Uncem ha sottolineato come le difficoltà e le spese dei paesi montani non siano le stesse di quelli di pianura. Ma un po’ tutti hanno rimarcato che la nuova tranche sia insufficiente. La coperta è corta e il caro-energia pesa su tutti: famiglie, imprese, trasporto, enti locali. Il Governo sta lavorando ad un quarta tranche: nella bozza del decreto legge aiuti ter, all’esame del Cdm, si stabilsce che saranno destinati altri 160 milioni in favore dei Comuni e altri 40 per le Province. Basteranno?
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