Capienza al 35%, i gestori delle discoteche: «È insostenibile»

Domenico Zucchi, presidente bresciano dell’associazione italiana locali da ballo: «Sarebbe un inizio, da abbinare ai ristori»
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DISCOTECHE, CAPIENZA AL 35%
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Dopo mesi di tira e molla, ora sperano sia la volta buona: le discoteche vogliono riaprire come tali, non solo per servire cene, drink e far ascoltare buona musica. L’ok del Cts, arrivato martedì, porta i gestori a vedere il bicchiere mezzo pieno senza, però, festeggiare: il Governo deve ancora pronunciarsi (presumibilmente lo farà oggi) e le condizioni imposte dal Comitato tecnico scientifico non sono per nulla allettanti.

Il limite del 35% di presenza massima al chiuso «è insostenibile dal punto di vista economico e sociale - osserva Domenico Zucchi, presidente provinciale della Silb, l’associazione italiana locali da ballo e gestore del Plaza di Roè Volciano -: con un tetto di questo tipo non si riesce nemmeno a pagare il personale. E poi: chi andrebbe mai a trascorrere una serata in una discoteca vuota? Speriamo sia solo un inizio e che il Governo dimostri coraggio: dopo quasi due anni di chiusura non possiamo perdere anche la stagione invernale e consentire all’abusivismo di dilagare».

Le regole

Ad oggi, ricordiamo, i locali possono aprire «ma solo come bar o ristoranti che offrono musica. In questo modo stiamo lavorando da ferragosto anche al Plaza». Il decreto atteso oggi, quello che conterrà anche l’aumento già annunciato della capienza di cinema, teatri, sale da concerto e impianti sportivi, dovrebbe fornire una data di ripartenza per i balli in pista senza mascherina (che resta obbligatoria quando non si balla) in discoteca con una serie di obblighi: ingresso con Green pass, bicchieri monouso, impianti di aerazione senza ricircolo d’aria, capienza massima del 35% (personale compreso) al chiuso e del 50% all’aperto. «Sarebbe un inizio, da abbinare ai ristori che non abbiamo ancora visto», aggiunge Zucchi.

I deejay

Brescia ha voglia di ballare, lo sa bene Roberto Mattiolo (Chicho dj): «Il desiderio di ripartire è tantissimo, nell’ambiente si respira entusiasmo, positività - osserva il vicepresidente di Deejay Pro Italia nonché referente provinciale di AssoDeejay -: L’auspicio, ovviamente, è che il limite del 35% venga corretto presto». Per la Siae si tratta di una capienza «surreale: i costi di gestione di un locale sono troppo ingenti per poter riaprire con gli introiti condizionati da questo tetto. In alternativa, i gestori sarebbero obbligati a praticare prezzi inaccessibili ai più. Sarebbe stato più onesto dire "non ci sono le condizioni, non si può riaprire", ma con i dati sulle vaccinazioni sarebbe stato difficile da motivare. L’industria della cultura è una delle più importanti del Paese, per valore, occupati e riconoscibilità all’estero. È tempo di farla ripartire a pieno regime, perché c’è il rischio di far morire un settore». «Bisogna aprire con regole applicabili per evitare l’abusivismo», conclude il dj con 41 anni d’esperienza rimasto fermo 19 mesi. I locali vogliono lavorare col «giusto ritmo».

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