Caffaro, restano 19 lavoratori a salvare la città dai veleni

Adesso sono rimasti in diciannove. Il che, a conti fatti, rende impossibile garantire le turnazioni originarie. Però, come sempre, si sono rimboccati le maniche e una soluzione l’hanno trovata: i turni si sono ridotti, è vero, ma hanno messo in piedi un’impalcatura di tutto rispetto basata sulle reperibilità.
L’altro volto della vicenda Sin Caffaro è una garanzia che si chiama lavoratori: le sentinelle della cittadella industriale incuneata tra le vie Nullo, Milano e Morosini non si sono mai schiodate dal loro posto, anche quando le garanzie sono state pari a zero, per mantenere in funzione la «diga anti-veleni», ovvero quella barriera idraulica (il sistema di pozzi si occupa dell’emungimento delle acque) che ora è al centro dei riflettori. La vita dentro il polo industriale di oggi è cambiata. Gli operai che fortunatamente sono riusciti a trovare un altro impiego hanno fatto i bagagli e se ne sono andati. Gli altri proseguono con le operazioni di messa in sicurezza e, soprattutto, con i lavori di dismissione degli impianti sulla scia dell’addio a Brescia ormai dichiarato da tempo da parte della società. Un iter, quello della dismissione, che - inutile negarlo - sta procedendo decisamente a rilento rispetto alla tabella di marcia originaria, che prevede comunque la conclusione dei lavori e la chiusura dei cancelli sul finire di ottobre. Dopo il sequestro dell’area andato in scena a sirene spiegate alle 7.10 del 9 febbraio, infatti, è necessario procedere zona per zona: i dipendenti non possono entrare negli spazi sigillati per smantellarli. E ora che le aree accessibili sono state smantellate, dentro il sito si è in attesa che vengano dissequestrati via via altri spazi: fino ad allora, l’attività di dismissione resta ridotta.
E sul fronte istituzionale, rispetto all’interlocuzione con i lavoratori, si è mosso qualcosa? Nulla, esattamente come sul fronte dell’emergenza ambientale. «Qui dal punto di vista delle istituzioni, nonostante i mesi che passano, siamo nel silenzio più totale: né il Ministero, né la Regione, né il Comune si sono fatti vivi. Siamo nell’abbandono più totale e stiamo cercando di capire se verrà attivata la cassa integrazione» spiega la rappresentante sindacale Cgil, Patrizia Moneghini. Che conclude: «Per fortuna abbiamo mantenuto aperti confronto e interlocuzione diretta con l’azienda, altrimenti se avessimo dovuto aspettare le istituzioni...».
Poi, c'è il fronte della regia della partita complessiva e, quindi, del Sito di interesse nazionale. Speravano tutti che quel timbro, quello che - dopo il sì del Ministero dell’ambiente e del Ministero dell’economia e delle finanze - dovrebbe apporre la Corte dei conti, sarebbe arrivato entro la giornata di ieri. E invece la burocrazia romana non ha voluto interrompere la sua proverbiale lentezza: niente da fare, per vedere ufficializzata la nomina a commissario straordinario per il Sito di interesse Brescia-Caffaro dell’ex dirigente dell’assessorato all’Ambiente della Lombardia, Mario Nova, bisogna ancora attendere. Fino a quando non è dato sapere. Quel che invece è certo è che, a partire da oggi, Brescia è senza commissario straordinario. Roberto Moreni, infatti, ha concluso ieri il suo mandato, proroga inclusa (e non più reiterabile a livello normativo), tanto che ha fatto i bagagli ed è partito per le ferie. Chi amministrerà dunque le prossime giornate e settimane in attesa che Roma consegni le carte in regola? Da un lato lo stesso Ministero dell’Ambiente, dall’altro la Regione.
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