Caffaro Bs, i lavoratori: «Sicurezza del sito a rischio»

Personale ridotto e senza guida: non garantiti i turni h 24 per fare funzionare la barriera anti-veleni
La cittadella industriale, epicentro del Sito nazionale - Foto © www.giornaledibrescia.it
La cittadella industriale, epicentro del Sito nazionale - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Ci hanno provato più e più volte, in questi ultimi due anni, ad alzare la mano (ma mai la voce) per prevenire la situazione di pericolo. Hanno aspettato, con pazienza e con senso di responsabilità («il nostro lavoro è un presidio di sicurezza importante», ripetono). Ma finora di concreto non hanno ricevuto in cambio altro che incertezze sommate a incertezze. E adesso, proprio nel momento in cui la situazione si fa più delicata che mai, i lavoratori della Caffaro Brescia - rimasti senza interlocutori anche sul fronte aziendale, dopo che l’ordinanza del gip ha sequestrato parte degli spazi e sospeso tutti i vertici aziendali - lanciano il loro ultimo grido d’allarme. Se non si interviene immediatamente, a questo punto, rischia di saltare il presidio che sta salvando il capoluogo da una nuova infestazione di veleni.

Il presidio di chi, giorno e notte, sta mantenendo in funzione (nonostante tutto) la barriera idraulica, quella «diga» che impedisce agli inquinanti di infettare la falda. No, non è un ricatto: è l’epilogo di una situazione annunciata e mai affrontata veramente né seriamente. A partire dal Ministero dello Sviluppo economico, dal quale da ben due anni i dipendenti attendono di essere ascoltati. A dare voce, ancora una volta, alla loro preoccupazione trasformatasi ora in realtà sono le sigle sindacali Cgil e Cisl, che hanno inviato una comunicazione ufficiale a Prefettura, custode giudiziario, Ministero dello Sviluppo economico, Regione, Loggia e Arpa.

«Segnaliamo con estrema preoccupazione la situazione dei lavoratori Caffaro Brescia - si legge -. Degli iniziali 54 dipendenti, ad oggi, ne sono in servizio 30. Dopo il sequestro della Procura all’incertezza rispetto al proprio futuro si è aggiunta l’assenza della figura giuridica e la difficoltà ad operare con numeri sempre più ridotti che non garantiscono la copertura dei turni in sicurezza: già da questa settimana - sottolineano Patrizia Moneghini e Gennaro De Troia - nel turno notturno sono presenti due operatori anziché i tre previsti. In assenza di risposte i lavoratori si stanno affrettando a cercare nuove collocazioni. Ma così si rischia che in assenza di personale le attività di sicurezza sul sito non siano garantite».

Di qui, l’avviso alle istituzioni: «In assenza di risposte sulla propria posizione e di una clausola sociale per mantenere i livelli occupazionali, i lavoratori potrebbero trovare nuove occupazioni e ci troveremo costretti a valutare azioni di mobilitazione».

Proprio sulla scorta dell’ulteriore sollecitazione, ieri, si è consumato l’incontro con il Comune e la Loggia si è impegnata a farsi portavoce delle istanze, come pure ha dato la propria disponibilità il prefetto, Attilio Visconti, che già aveva avviato l’Osservatorio dedicato al sito.

Nel frattempo, sul fronte ambientale, qualcosa si sta muovendo. Protagonista è sempre la cittadella industriale di via Nullo, ma gli spazi sono quelli di Caffaro Chimica (ex Snia), dove la vecchia azienda in liquidazione da anni (che nulla c’entra con l’attuale Caffaro Brescia), ha abbandonato cumuli di rifiuti che è urgente mettere in sicurezza. Dopo due ordinanze firmate dall’assessorato all’Ambiente e una terza dal Ministero, dunque, a intervenire in via sostitutiva per la messa in sicurezza sarà la Loggia.

Entro la prossima settimana sarà conclusa la procedura speditiva necessaria per affidare l’incarico a chi dovrà predisporre il piano per la messa in sicurezza dei rifiuti pericolosi. Un’eventualità, questa, che Comune e commissario avevano già messo (letteralmente) in conto: non a caso, infatti, nel Piano operativo di bonifica erano stati appostati 400mila euro a tale scopo. E qualora i fondi non saranno sufficienti, saranno integrati.

Per quanto riguarda infine il futuro della barriera idraulica, il custode giudiziario, Luciana Distaso, ha chiarito che - qualora Caffaro Brescia non dovesse provvedere - sarà il commissario ad occuparsene, mettendo così di fatto il timbro all’iter che Roberto Moreni aveva già avviato prevedendo il «piano B». Tradotto: un bando stralcio (che Aecom dovrebbe consegnare il 5 marzo) e una gara per anticipare le attività legate alla barriera e, quindi, alla messa in sicurezza della falda. Sperando che non sia già troppo tardi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato