Caffaro Brescia licenzia altri due dipendenti, i sindacati: «Gli enti agiscano»

Presidio del sito e diga anti-veleni sempre più a rischio. Cgil e Cisl: «Tempo scaduto, da oggi nessun elettro-strumentista in servizio»
CAFFARO, ALTRI 2 LICENZIAMENTI
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L’azienda lo aveva confermato poco più di una settimana fa: «Le prime lettere sono state recapitate, ma mano a mano i licenziamenti riguarderanno tutti i lavoratori». E infatti detto, fatto: il numero di dipendenti della Caffaro Brescia srl in liquidazione che ha ricevuto lo sfratto dal proprio posto di lavoro - quello di una vita -, ieri, è raddoppiato: ai primi due operai, se ne sono aggiunti altri due.

Un finale già annunciato che, proprio per questo, ha mandato su tutte le furie il sindacato: le parti sociali chiedono a gran voce un intervento da parte degli enti e delle istituzioni ormai da anni e, non a caso, ricordano loro (ancora una volta) che «bisogna agire ora» in primis perché «il tempo è scaduto». E poi perché la posta in gioco è davvero troppo alta per Brescia.

Il riferimento corre non solo al presidio della cittadella industriale incastrata tra le vie Nullo, Morosini e Milano - 110mila metri quadrati che, senza sorveglianza, sono facilmente meta di furti, ma anche di abbandono di rifiuti in un contesto che racchiude prodotti chimici - ma anche alla necessità di mantenere in funzione la barriera idraulica, cioè il sistema di pozzi che, proprio come una diga, consente di impedire una nuova dispersione dei veleni.

Cos'è successo fin qui

Per questo il commissario straordinario del Sin Mario Nova aveva annunciato un’interlocuzione con A2A: l’azienda, del resto, ha annunciato da tempo che si sarebbe sì occupata della realizzazione dei lavori in corso (dal potenziamento della barriera alla dismissione della porzione di sito di sua competenza) ma anche che, non producendo più nulla ed essendo in liquidazione, non avrebbe più gestito la barriera. Di qui, il via ai licenziamenti dei pochi «sopravvissuti»: i lavoratori che, per anni, hanno sempre tenuto Brescia al sicuro, anche quando era loro diritto scioperare: «La barriera è un salva-vita per la città e non la lasceremo mai senza sorveglianza. Non vogliamo essere chiamati supereroi, cerchiamo solo di fare il nostro dovere con responsabilità per i cittadini, come abbiamo sempre fatto» hanno infatti continuato a ripetere i lavoratori.

Cgil e Cisl: «Pagheranno collettività e lavoratori»

«È ormai da molto che segnaliamo, a tutti i livelli, la situazione, rimanendo spesso inascoltati - incalzano i rappresentanti di Filctem Cgil e Femca Cisl -. Ormai è chiaro che, in poco tempo, l’azienda licenzierà tutti, incurante delle ricadute sociali e senza aspettare qualche mese per trovare possibili soluzioni per i pochi lavoratori rimasti. Le risposte e le soluzioni che abbiamo chiesto tardano ad arrivare, mentre Caffaro Brescia è puntuale nel licenziare. Non sappiamo più come dirlo: c’è la possibilità che un soggetto pubblico e privato subentri all’azienda nella gestione del sito e del mantenimento della barriera idraulica e questi pochi lavoratori rimasti sono utili nel gestire il passaggio». L’arringa è schietta: «Vogliamo che si sappia che da oggi nessun elettro-strumentista sarà in servizio e che questi compiti l’azienda li affiderà a chiamata (se c’è un’urgenza) ad una ditta esterna. Siamo arrabbiati e anche amareggiati perché si poteva e doveva intervenire già da anni per non arrivare qui».

Infine, la richiesta, che è in fondo, da anni, sempre la stessa: «Alla fine in questo disastro ambientale i colpevoli, che hanno fatto profitti anni addietro, se ne sono andati senza risarcire. A pagare saranno la collettività e i lavoratori. Ancora una volta chiediamo che l’azienda ritiri i licenziamenti. E chiediamo agli Enti, al prefetto, al Ministero, al Comune che siano attivate tutte le iniziative nei confronti dell’azienda e per trovare velocemente una soluzione per il subentro».

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