Bloccati in Afghanistan 6 studenti dell'Università di Brescia
Il loro sogno è arrivare a Brescia. Per vivere una vita normale, studiare e costruirsi un futuro. La realtà è che sono bloccati in Afghanistan e non si sa se e quando potranno partire. Sono sei gli studenti dell’Università degli Studi di Brescia che in queste ore stanno vivendo momenti di paura: dopo la presa del potere da parte dei talebani temono di non potere più venire in Italia.
La situazione è estremamente complicata e confusa. Della vicenda si sta interessando in prima persona Maurizio Tira, che si occupa peraltro delle relazioni internazionali all’interno della Crui, la Conferenza dei rettori: «Uno di questi studenti si sta addirittura per laureare in Ingegneria - rende noto il numero uno dell’ateneo -: ha probabilmente approfittato del periodo estivo per recarsi a trovare la sua famiglia, ma ora non riesce a rientrare nel nostro Paese. Gli manca soltanto un esame per concludere il ciclo di studi: lo farà a distanza».E a distanza concluderà, probabilmente nel mese di ottobre o in quello di novembre, anche il suo percorso accademico con la discussione della tesi e il conseguimento del titolo.
Per quanto riguarda gli altri cinque studenti attesi a Brescia, il numero uno della Statale precisa che si tratta di pre-iscritti: «Speriamo che riescano a ottenere il visto, anche se non è così facile dal momento che non c’è più l’ambasciata». Un problema, questo, comune ad altri 135 afghani pre-iscritti a corsi negli atenei di tutta Italia: «Di tutti questi studenti abbiamo passato i dati al Comitato operativo interforze: l’obiettivo è farne venire nel nostro Paese il più possibile. Purtroppo però in questo momento non ci sono certezze. Vedremo che cosa accadrà nei prossimi giorni».
I cinque pre-iscritti in Statale sono tutti maschi: due vorrebbero frequentare il corso in Communication Technologies and Multimedia (che fa capo alla macroarea di Ingegneria), uno quello di Civil and Environmental Engineering (sempre in ambito ingegneristico), due corsi afferenti al Dipartimento di Economia e Management. Da parte di tutti i rettori delle università italiane, assicura Tira, c’è la massima disponibilità ad aspettare e ad accogliere questi studenti. Il «magnifico» segue peraltro costantemente l’evolversi della situazione ed è in stretto contatto con il ministero degli Affari Esteri e con il ministero dell’Università.Ma tutto deve avvenire naturalmente con la massima riservatezza: «Ho anche raccomandato a tutti i miei colleghi rettori di non inviare mail ai ragazzi afghani che si sono iscritti ai loro atenei: è molto importante perché si rischia di farli scoprire se si stanno nascondendo. La prudenza in questa fase deve essere massima. Noi per esempio non sappiamo dove si trovi di preciso il nostro studente laureando e probabilmente lui stesso non vuole farcelo sapere». La paura d’altronde è tanta.
Della situazione degli studenti afghani si occuperanno anche il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione della Statale nella seduta di domani. Sarà proposto di assegnare ai cinque pre-iscritti altrettante borse di studio, ognuna del valore di 5.750 euro.
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