Arte e salmone nell’«home restaurant» di Luca e Daphnis

È la ricetta in salsa «home restaurant» di Luca e Daphnis Dall’Olio che da novembre aprono le porte dell'appartamento atelier di corso Mameli
  • Padre e figlio al lavoro
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Metti una cena per dodici estranei a base di sfiziosi piatti svedesi rivisitati quanto basta. Aggiungi calici di Franciacorta, un pizzico di imbarazzo iniziale, qualche poesia, cavalletti d’artista e tanti quadri. Insaporisci con molte chiacchiere, manteca con un tocco di pazzia. E servi il tutto vista duomo.

È la ricetta in salsa «home restaurant» di Luca e Daphnis Dall’Olio. I due sono padre e figlio. Il primo, l’artista, non ha bisogno di presentazioni. Il secondo ha 25 anni, vanta la doppia cittadinanza italiana-svedese e dopo aver lavorato per sei anni in un bistrot svedese a due passi dalla Bocconi di Milano è tornato a Brescia per frequentare lo Stars all’università Cattolica. Per trascorrere del tempo insieme e condividere la comune passione per la buona cucina, Luca e Daphnis da novembre quasi ogni venerdì aprono le porte dell’appartamento-atelier al quinto piano del numero 5 di corso Mameli ai buongustai (sconosciuti) che accettano il loro invito a cena attraverso «Gnammo», la celebre piattaforma di «social eating» utilizzata anche nel Bresciano.

Ogni serata ha un tema diverso: c’è il menù svedese con «räksoppa» («una minestra di gamberi che non è proprio una minestra», ammettono) e salmone marinato alla liquirizia calabra e lime («Il nostro piatto forte»), il menù impreziosito di zenzero o quello napoletano con gli ingredienti portati in giornata dall’amico gallerista.

Il copione è sempre lo stesso: «Gli ospiti - racconta Luca - arrivano attorno alle 20, io mostro loro lo studio (vista loggia, ndr) in cui lavoro, servo un aperitivo in cucina (vista duomo, ndr) e poi li faccio accomodare. I primi minuti sono caratterizzati da un leggero imbarazzo, poi l’atmosfera si scalda e, tra una chiacchiera e una poesia (del padre Bruno, ndr), la serata prosegue allegra fino almeno alla mezzanotte».

I commensali pagano 30 euro (una percentuale va a «Gnammo») e «hanno un’età che oscilla tra i 25 ai 55 anni. Noi cerchiamo di offrire loro tre "c": cultura, cucina e cantina». Alle cene nello «Studio d’artista» i cellulari non squillano e «si crea - prosegue Luca - un clima informale e rilassato che favorisce il dialogo, ossia ciò di cui oggi c’è davvero bisogno».

Padre e figlio non temono le restrizioni che l’«home restaurant» potrebbe subire se si concluderà l’iter del disegno di legge ora all’esame del Senato: «Certo, il numero dei coperti (500 l’anno) e delle entrate (5mila l’anno) rappresentano un limite, ma è giusto imporre l’obbligo del pagamento anticipato on line e della copertura assicurativa». Entrambi credono tantissimo nel valore sociale del fenomeno: «Organizziamo queste cene per stare insieme, sperimentare e condividere la passione per l’arte e per la buona cucina. Insomma per divertirci e divertire». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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