Amministrative 2024, 143 comuni bresciani al voto con l'incognita del terzo mandato

Qualcuno definisce l’accordo politico siglato (simbolicamente, con una stretta di mano) nei corridoi dei palazzi romani «una rivoluzione smorzata». Ma pur sempre di rivoluzione si tratta. La materia scotta, soprattutto con l’avvicinarsi della grande tornata di elezioni Comunali 2024, ed è questa: la possibilità di aprire le porte del terzo mandato (o, per quanto riguarda i piccolissimi, quelle del mandato infinito) ai sindaci.
Via lo sbarramento attuale, dunque. Con un’unica eccezione: i territori sopra i 15mila abitanti per il momento non si toccano, lì tutto resterà esattamente com’è: dieci anni consecutivi al massimo.
È evidente che l’affaire-sindaci è tutto politico: non a caso si sta muovendo in sordina, ma a differenza del gran cancan dei mesi scorsi ora i tempi stringono e la riforma si sta incardinando in una roadmap meno sfocata. E l’impatto politico, nel Bresciano, sarà tutt’altro che indifferente, perché le carte delle candidature potrebbero essere del tutto rimescolate.
Come funziona
Cosa prevede il «patto» non scritto sul quale si sarebbe trovata la quadra? Gli ambiti a cui guardare sono due. Il primo riguarda «i piccolissimi», vale a dire i Comuni sotto i 5mila abitanti: per loro si passerebbe dall’attuale limite dei tre mandati a nessun limite di mandato. Il secondo filone riguarda i Comuni con una popolazione compresa tra 5.001 e 15mila abitanti: in questo caso l’asticella si alzerebbe da due a tre mandati consecutivi.Tutto questo dovrebbe essere formalizzato a stretto giro: la chiamata alle urne è fissata per il 9 giugno, data di election day visto che l’intenzione è di accorpare il voto per le Amministrative con quello per le Europee. Questo significa che la «mini rivoluzione dei sindaci» dev’essere messa a segno (con tanto di fumata bianca del parlamento) in gennaio, subito dopo la maratona romana per la Finanziaria di fine anno.
I Comuni bresciani al voto
Quale l’impronta di questo cambiamento su Brescia? Nella nostra provincia i Comuni al voto sono 143. Cinque sono sopra i 15mila abitanti e perciò già esclusi dalla partita che sta per giorcarsi: Chiari, Montichiari, Lumezzane, Ghedi e - per la prima volta - Concesio, che solo nell’ultimo censimento della popolazione ha fatto il salto demografico.
Le due categorie al centro della possibile riforma sono così composte: cento territori hanno una popolazione inferiore ai 5mila residenti; 38 sono invece rientrano nella forbice tra i 5.001 e i 15mila. In quest’ultima casistica (tra i 5.001 e i 15mila), ovvero quella che - se la modifica sarà messa effettivamente a segno - consentirà ai sindaci di aspirare al terzo mandato consecutivo (tradotto: 15 anni di amministrazione, elettori permettendo), sono sedici i primi cittadini già al secondo mandato. Si tratta di Adro (con Paolo Rosa), Bedizzole (con Giovanni Cottini), Borgo San Giacomo (con Giuseppe Lama), Borgosatollo (con Giacomo Marniga), Capriolo (con Luigi Vezzoli), Carpenedolo (con Stefano Tramonti), Castegnato (con Gianluca Cominassi), Cologne (con Carlo Chiari), Erbusco (con Ilario Cavalleri), Gardone Valtrompia (con Pierangelo Lancelotti), Leno (con Cristina Tedaldi), Passirano (con Francesco Pasini Inverardi), Rudiano (con Alfredo Bonetti), Salò (Con Gianpiero Cipani), Verolanuova (con Stefano Dotti) e Villanuova sul Clisi (con Michele Zanardi). In tutti questi territori i sindaci uscenti (a riforma approvata) potrebbero scegliere di tentare il tris.
Stesso concetto vale per i «piccolissimi», ossia per i territori sotto i 5mila abitanti, dove finora era consentito amministrare fino al terzo mandato consecutivo. Dei cento Comuni bresciani che si preparano al voto del 2024, però, solo cinque stanno già esaurendo il tris (e potrebbero dunque riproporsi agli elettori): Gardone Riviera (con Andrea Cipani), Pertica Alta (con Giovanmaria Flocchini), Pertica Bassa (con Manuel Nicola Bacchetti), Valvestino (con Davide Pace) e Zone (con Marco Antonio Zatti).
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