Loggia 2023, ecco chi ha sostenuto la campagna elettorale

Imprenditori, immobiliaristi, ditte al lavoro nel campo dell’energia e della sostenibilità, piccoli studi professionali: a ciascuno il suo... sponsor. Guadagnarsi un posto a Palazzo Loggia costa sempre più caro: (anche) per questo i candidati (o, meglio, i loro staff) bussano sempre più spesso alle porte dei finanziatori privati che elargiscono fondi alla politica. Volantini, manifesti, iniziative, incontri pubblici, pubblicità social e non: la propaganda elettorale vale cifre da capogiro. Basti pensare che i soli due candidati sindaci eletti in Consiglio comunale (la prima cittadina Laura Castelletti e quello che è stato il suo competitor numero uno, Fabio Rolfi) hanno speso 475.383,47 euro.
Centrodestra in questo caso batte centrosinistra: 271.933 euro contro 203.450 euro. Ma se il tesoretto sborsato dal candidato di centrodestra (271.933 euro) è in linea con quanto messo sul piatto dal suo predecessore nel 2018 (Paola Vilardi aveva presentato un conto di 170.296 euro, mentre Adriano Paroli, nel 2013, si era fermato a 42mila), l’attuale sindaca ha investito una cifra due volte e mezzo maggiore rispetto a quella messa in campo da Emilio Del Bono cinque anni fa: 203.450 euro è l’estratto conto elettorale di Castelletti, 79.450 euro quello del suo predecessore (che nel 2013 spese 69mila euro).
Come funziona
I candidati alle elezioni comunali, sia quelli in corsa per la carica di sindaco sia per quella di consigliere, hanno l’obbligo di presentare una dichiarazione nella quale rendicontano le spese sostenute nel rispetto dei tetti massimi previsti dalla legge. Tradotto in cifre: 273mila euro per gli aspiranti sindaci (125mila euro, più un euro per ognuno dei 148mila aventi diritto al voto) e 19.900 euro per i candidati al Consiglio (12.500 euro, più 5 centesimi per ogni elettore). Se si superano i 2.500 euro bisogna nominare un mandatario. Tutti i candidati delle liste presentate, anche quelli non eletti, sono tenuti a inviare il rendiconto al Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’appello di Milano.
Chi è stato eletto deve inviarne una copia anche al presidente del Consiglio comunale. Per depositare i bilanci e completare così la raccolta dei dati c’è tempo fino al 18 agosto (per questo gli «scontrini» della platea consiliare non sono ancora tutti disponibili), ma quelli resi pubblici e pubblicati ieri sull’albo pretorio permettono già di farsi un’idea dei costi della democrazia. Tenendo presente un aspetto: i fondi da rendicontare sono solo quelli spesi nelle settimane scandite dalla tribuna elettorale. Restano quindi fuori (e incalcolabili) tutte le pubblicità e le sponsorizzazioni avvenute prima (e non sono poche), durante la marcia di avvicinamento al voto.
I «mecenati»
Chi sono i finanziatori? I due elenchi sono lunghi. Ovviamente a fare da player per entrambi i consiglieri comunali sono stati i rispettivi comitati elettorali. In questo caso, i ruoli sono invertiti, centrosinistra batte centrodestra 62.110 euro a 55.800 euro. Tralasciando i piccoli contributi, a sostenere l’attuale sindaca ci sono ad esempio Lonati Spa (10mila euro), Bonera Heritage, Mael Spa e Wivaci Srl (che hanno versato rispettivamente 5mila euro ciascuno), Torri Solare Srl (6mila). Dall’altro lato a finanziare Rolfi sono stati Fier srl (6mila euro), E.F. Group (5mila), Dmz investimenti (10mila), Metafin (15mila), Alfa Acciai (20mila).
L’altra grande differenza tra il frontman del centrodestra e la frontwoman del centrosinistra sta nell’allegato A, alla voce «contributi del candidato». Accanto al nome di Fabio Rolfi (come «denaro fornito dal candidato e versato sul conto corrente elettorale) c’è circa la metà dell’importo complessivo sostenuto: 106.524,20 euro. Accanto al nome di Laura Castelletti, zero.
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