Alghisi: «Gestione del ciclo idrico tra le priorità per il 2022»
Il 2022 si annuncia come un anno decisivo per la Provincia di Brescia. Alcune operazioni sono già impostate, come la riqualificazione degli edifici scolastici o la messa in sicurezza di ponti e viadotti: un maxi-piano da 109 milioni di euro che andrà «messo a terra». Su altre ci sarà da decidere in fretta. E si tratta di partite pesantissime, come il gestore del ciclo idrico, la revisione dei Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp), i fondi del Pnrr. Ma anche il riassetto dell’ente.
Lo sa bene Samuele Alghisi arrivato all’ultimo anno di mandato come presidente. Anzi, agli ultimi 10 mesi visto che formalmente scadrà nell’ottobre 2022. Ecco perché il bilancio dell’anno che si sta per chiudere diventa l’occasione per tracciare la road map del prossimo anno, da affrontare con un consiglio appena rinnovato: la maggioranza di centrosinistra in Broletto è stata confermata, ma i nodi sul tavolo restano complessi. A partire proprio dall’acqua.
Dalla riforma Delrio del 2014 l’ente Provincia è un grande cantiere. Di quelli che sembrano non finire mai. Un esempio? A Roma si sono accorti che sarebbe opportuno riallineare le scadenze dei mandati di presidente e consiglio, per evitare cortocircuiti istituzionali. Ad oggi però Alghisi non sa ancora se il suo mandato scadrà tra 10 mesi e se stessa sorte toccherà anche al consiglio appena eletto. O se il mandato presidenziale sarà prorogato facendo terminare il biennio alla nuova assemblea. In queste condizioni è difficile programmare il lavoro. I presidente però prova a tenere la barra dritta.
«La Provincia non tornerà ad essere l’ente che era prima della riforma» spiega Alghisi. Oggi è «una comunità di 205 Comuni che offre servizi ai sindaci»: ha ancora in capo funzioni fondamentali (strade, scuola, ambiente, trasporto, territorio) e che si è ritagliata nuovi ruoli. Alghisi ricorda la Centrale Unica di Committenza del Broletto, «un modello a livello nazionale», nata nel 2016 ha finora gestito 1.027 gare per conto dei Comuni per oltre 1,4 miliardi di euro e vede l’adesione di 164 enti. Ma un «modello nazionale» di cosa possa essere la Provincia, insiste il presidente anche il servizio Seav – Servizi Europa che ha l’obiettivo di rafforzare la capacità degli enti locali lombardi di attrarre e gestire fondi europei.
Insomma, una «Casa dei Comuni con servizi e visione di livello sovracomunale». Ma oltre a quest’impostazione istituzionale, col tempo sta tornando il ruolo politico della Provincia. Non è un caso che nel programma di Alghisi vi siano il ritorno in consiglio provinciale della figura dei capigruppo provinciale e delle commissioni consiliari per approfondire gli argomenti. «In questa fase ritengo necessario aprire spazi di discussione politica più ampi – spiega il presidente -. La Provincia resta un ente monocratico, ma riteniamo utile una revisione dell’ordinamento». Confermata anche la distribuzione delle deleghe a tutti i consiglieri di maggioranza, puntando sulla continuità, visto che l’orizzonte potrebbe essere di soli 10 mesi.
Il consiglio d’insediamento si dovrebbe tenere il 10 gennaio. Per allora Alghisi dovrà aver sciolto il rebus deleghe. Poi andrà subito affrontata la questione del gestore del ciclo idrico. L’unico atto formale finora approvato è del 2016 e prevede la società mista (controllo pubblico e partner privato di minoranza). L’accordo politico nel centrosinistra è che resti totalmente pubblica. «In due tre mesi dobbiamo decidere» dice Alghisi. Prima andrà fatta una mozione di indirizzo in consiglio e poi un’assemblea dei sindaci che modifichi (o confermi) la scelta dei 5 anni fa.
A complicare le cose c’è anche la possibile nascita dell’Ato camuno che potrebbe costringere a rivedere il piano d’ambito. Capito Ptcp. Lo strumento urbanistico della Provincia andrà rivisto nell’ottica della riduzione del consumo di suolo, per renderlo «più coerente con le dinamiche territoriali». «Ma con la Regione dovremo capire qual è esattamente il nostro ruolo: se solo autorizzativo o anche prescrittivo» precisa Alghisi. Ci sono partite importanti, come l’aeroporto di Montichiari che interseca temi urbanistici, ambientali, societari (il Broletto ha il 2% del capitale). Insomma, per Alghisi saranno (almeno) dieci mesi pieni.
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