Al Senato una donna coraggio

Sarebbe bello che nell’ultimo anno al Quirinale, quando solitamente il capo dello Stato nomina uno o più senatori a vita, il presidente Sergio Mattarella scegliesse un candidato tra la società civile. «Illustrare la Patria» è uno dei requisiti per assurgere al laticlavio e negli ultimi anni la cronaca ha posto all’attenzione figure coraggiose che, pur a costo di sofferenze personali, portano tuttora avanti istanze di civiltà e giustizia oggettivamente individuali, ma che di fatto riguardano tutti. Istanze che le istituzioni dovrebbero premiare.
Due donne, una madre e una sorella, meriterebbero di stare a Palazzo Madama «per aver illustrato la patria» con il loro coraggio e per aver agito contro ostilità palpabili: Paola Deffendi Regeni, madre di Giulio, e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. Madri, sorelle, donne, persone.
Entrambe alle prese con un Everest da scalare, entrambe decise a non tornare anzitempo al campo-base, nonostante bufere e «sensati inviti» a lasciar perdere. Proposta ingenua, certo: ognuna di esse rappresenta casi delicati - peraltro in corso - dal punto di vista politico e giudiziario e la scelta dell’una o dell’altra produrrebbe scossoni nel reticolo delle relazioni istituzionali interne ed estere.
E poi Mattarella una donna-coraggio l’ha già nominata: Liliana Segre.
Nondimeno sarebbe un segnale di attenzione del Palazzo verso un «popolo» altrimenti interpellato solo in temp di questue elettorali o di sacrifici richiesti.
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