Afghanistan, 400mila firme per la petizione partita da Cellatica

Lanciata su Change.org da Luisa Castellazzo per mettere in salvo donne e bambini, chiede che siano aperti corridoi umanitari
Una donna afghana arrivata negli Stati Uniti - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Una donna afghana arrivata negli Stati Uniti - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Lanciata via web da Luisa Castellazzo, assessore di Cellatica, e dal «Gruppo Donne 22 Febbraio», ha già totalizzato un numero record di adesioni: quasi 400mila con l’obiettivo di toccare tra poco 500mila. Un primato che nessun’altra petizione attivata in Europa ha raggiunto. E questo in soli dieci giorni.

«Creare subito corridoi umanitari internazionali per mettere in salvo le donne afghane e i loro bambini, così come i bambini degli orfanotrofi di tutte le città cadute in mano ai talebani»: chiara e concisa la motivazione che sta facendo il giro d’Italia attraverso la rete su Change.org.

«Non potevamo guardare con indifferenza quanto sta accadendo in Afghanistan e abbiamo deciso di fare la nostra parte», spiegano le promotrici. «Tutta la nostra provincia ha dimostrato di essere differente facendo da apripista all’apertura di corridoi umanitari per donne e bambini in fuga dall'Afghanistan – commenta Donatella Albini, consigliera comunale e componente del Gruppo Donne 22 Febbraio -. Il nostro obiettivo era di avviare una mobilitazione generale ed è quello che siamo riuscite a fare».

La petizione potrebbe rappresentare uno strumento efficace anche per dare un sostegno a chi è rimasto in Afghanistan per continuare la sua opera di assistenza medica. C’è, infatti, una donna italiana alla guida di un gruppo di giovani infermiere e ostetriche nell’ospedale di Emergency ad Anabah, nella Valle del Panshir, la provincia ribelle a nord-est di Kabul che dice no alla nuova avanzata dei talebani. È Rafaela Baiocchi, medico ascolano, responsabile di ostetricia e ginecologia con la collega molisana Keren Picucci. Con loro è in contatto Donatella Albini che ha promesso di «non abbassare l’attenzione mediatica e politica su quello che sta accadendo».

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