A Brescia volano i vaccini: 9 su 10 hanno già avuto la prima dose

La prima dose di vaccino anti Covid-19 è stata somministrata a nove bresciani su dieci. Seguono, a ruota, i richiami, tanto da far ritenere che entro ottobre una fetta molto significativa di popolazione avrà concluso il ciclo vaccinale (sabato sono state somministrate quasi 18mila dosi, di cui diecimila seconde). La fase è delicata perché, a fronte di oltre 225mila persone tra città e provincia già programmate per la seconda dose, i centri vaccinali devono garantire la prima dose ancora a molte persone (sono circa 107mila i non vaccinati) che devono vaccinarsi per avere il Green pass.
Il certificato sarà obbligatorio da metà ottobre per recarsi al lavoro, sia nel pubblico sia nel privato. La vaccinazione, tuttavia, non è l’unico strumento per avere il «pass». Che viene rilasciato, con validità di 48 ore, anche dopo test molecolare o antigenico rapido negativi effettuati in un laboratorio autorizzato o in farmacia; dopo essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi o essere guariti ed aver fatto una sola dose di vaccino entro 12 mesi dalla malattia. Per guarigione si intende l’attestazione di Ats (Agenzia di tutela della Salute); la sola presenza di esito sierologico che certifica la presenza di anticorpi non è utile ad attestare la guarigione.
La corsa alla vaccinazione, che nel Bresciano ha portato a percentuali molto elevate, non si ferma tuttavia nemmeno nel resto del Paese. Tant’è che ad oltre l’83% degli italiani è già stata somministrata almeno una dose di vaccino. Un quadro che dovrebbe allontanare l’ipotesi di rendere obbligatoria la vaccinazione anti Covid-19, almeno in base a quanto recentemente dichiarato da alcuni esponenti della maggioranza di governo, ovvero : «Se entro ottobre sarà vaccinato il 90% degli italiani di età superiore ai 12 anni, non sarà necessaria la vaccinazione obbligatoria».
La prima dose a nove bresciani su dieci, come da attestazione regionale, è tuttavia solo una media di quanto è avvenuto nei 205 comuni della nostra provincia. Perché ce ne sono moltissimi, 139 su 205, pari al 68% del totale, che la soglia del 90% l’hanno già ampiamente superata. Comuni nei quali vivono 573.405 persone, superiori alla metà della popolazione target vaccinabile, ovvero i residenti dai dodici anni in su. Scorrendo la lunga tabella, focalizziamo l’attenzione sulle realtà con oltre diecimila abitanti. Abbiamo, tra gli altri, Darfo, con il 93,11% dei residenti vaccinati; Concesio con il 92,45%; Gussago il 91,54%; Lumezzane il 91,06% e Chiari il 90,25%. Brescia, comune capoluogo, con il suo 89,29%, si sta avvicinando al traguardo del 90% di prime dosi mentre sono circa 37mila le persone già programmate per la seconda.
A livello regionale, la provincia di Brescia si colloca percentualmente al terzo posto per prime dosi somministrare, preceduta da quelle di Lecco (91,35%) e di Monza-Brianza (90,99%). In realtà, un terzo posto solo sulla carta in quanto le prime dosi nel Bresciano sono 979.824 rispetto alla popolazione target, mentre nel Lecchese sono 264.750, quasi un quarto. In Brianza le dosi sono state 681.687, dunque un secondo posto ma con quasi trecentomila prime dosi in meno.
Nel frattempo, dallo scorso 20 settembre è iniziata la fase 3 con la terza dose al momento riservata ai trapiantati e agli immunocompromessi, circa dodicimila persone nel Bresciano. E da metà ottobre saranno coinvolti nella terza somministrazione anche gli over 80 e i residenti nelle Rsa, oltre 90 mila. Si proseguirà, poi, con una dose di richiamo «a persone ultrafragili e operatori sanitari, a partire da quelli più a rischio» come dichiara Silvio Brusaferro, portavoce del Cts,Comitato tecnico-scientifico.
Sull’estensione del richiamo (booster) alla popolazione generale, «la decisione sarà strettamente legata all’andamento della curva epidemica nel Paese, dalla circolazione globale del virus e dalla durata dell’immunità sia naturale (quella sviluppata da chi ha avuto la Covid-19, ndr) sia artificialmente acquisita con la vaccinazione nei vari strati dlela popolazione» afferma Giorgio Palù, presidente di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, nonché esponente del Cts.
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