«Ho anticorpi altissimi, non so se vaccinarmi»: ecco cosa fare

Il suo medico gli sconsiglia di vaccinarsi, non è formalmente guarito dal Covid e da un mese vive in un limbo. Un girone infernale, a dire il vero, in cui la condanna è spendere quasi più soldi di quelli che si guadagnano per fare un tampone ogni due giorni. Pur di lavorare. È in questa terra di mezzo che vive un fotografo professionista bresciano che, da quando il Green pass è diventato obbligatorio per accedere ai grandi eventi e per entrare in stadi e teatri, si trova costretto a fare un test antigenico per il Covid praticamente ogni 48 ore.
«L’agenzia con cui collaboro è specializzata in servizi di spettacolo e sportivi, va da sé che se non voglio perdere lo stipendio mi devo attrezzare. Ora a forza di tamponi ho la narice sinistra compromessa, senza contare che si tratta di un esborso non da poco». Tutto è cominciato quando, a marzo, la convivente del professionista - che chiede di rimanere anonimo per timore di ripercussioni sul lavoro («È un attimo che per errore mi scambino per un No vax e non mi chiamino più») - scopre di avere il Covid. L’uomo, essendo un contatto stretto, va subito a fare un tampone nasofaringeo: l’esito è «dubbio». Si mette in isolamento, ripete il test dopo 14 giorni e il risultato è negativo.
Niente tampone positivo, niente guarigione
«A metà aprile ho fatto un test sierologico: avevo un livello altissimo di anticorpi, per cui probabilmente ho avuto il Covid, anche se in forma del tutto asintomatica». Nei mesi successivi, il fotografo - in accordo con il medico di base - ha ripetuto ogni 30 giorni i prelievi del sangue per tracciare le immunoglobine: gli anticorpi sono diminuiti in modo graduale, ma restano alti. «Tanto che il mio dottore non se la sente di dirmi che posso fare tranquillamente il vaccino e io, finché non ho la certezza che non sia pericoloso, non voglio rischiare». L’uomo ha chiamato più volte il numero regionale 1500 per avere delucidazioni, ma non ha ricevuto risposte univoche.
«So che il sierologico non misura il livello di protezione e che tanti anticorpi nel sangue non sono sinonimo di memoria immunologica, per cui il vaccino non è da escludere. Però vorrei un’indicazione ufficiale e, soprattutto, tornare a avere una vita normale».
Il valore degli anticorpi non serve
Serve il test sierologico che misura quanti anticorpi abbiamo sviluppato per decidere se ci si deve vaccinare contro il Covid-19 oppure no? Non serve. A chiarirlo è Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi clinici italiani: «Al momento non esistono valori soglia in grado di dirci come, quanto e per quanto tempo si è protetti. 100 o 1000 unità per millilitro: il valore degli anticorpi vuol dire poco o nulla, l’importante è che ci siano. Finché non avremo standard internazionali comparativi, tramite il dosaggio si potrà verificare che gli anticorpi ci sono, ma non si potrà valutare se il loro livello sia alto o basso. Quello che conta davvero è la memoria immunologica, per cui si stanno studiando test specifici». Test che, al momento, non ci sono.
Dunque, per ora, anche la presenza di un alto numero di anticorpi nel sangue non è una condizione sufficiente ad evitare la vaccinazione, o il tampone rapido o molecolare, per ottenere il Green Pass. Per averlo - secondo le indicazioni della Circolare ministeriale - ci si deve vaccinare o si deve effettuare un tampone antigenico che dà diritto, se negativo, ad un pass valido 48 ore.
Come ottenere il Green pass
Quattro sono le condizioni che danno diritto al Green pass: aver fatto la vaccinazione anti Covid-19; essere negativi al test molecolare o antigenico rapido effettuato nelle ultime 48 ore in un laboratorio autorizzato o in una farmacia; essere guariti dal Covid negli ultimi sei mesi; essere guariti ed aver fatto una dose di vaccinazione entro 12 mesi dalla malattia. Se una persona non è in grado di certificare di avere avuto il Covid - è il caso del fotografo - ma dal test sierologico risulta avere un alto numero di anticorpi, per il Green pass deve comunque fare la vaccinazione, o sottoporsi a tampone. Oppure prenotare il vaccino ed esporre il caso al medico durante l’anamnesi. Sarà lui a valutare se ci sono le condizioni per un eventuale esonero, rilasciando una certificazione valevole come Green pass.
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