A Brescia la variante indiana non c’è: «Il virus però è rapido»

Il virologo Caruso critico sulla tardiva chiusura delle frontiere. Ansia tra gli immigrati d’Oriente
Infermiere in India in pausa in una delle sedi in cui si eseguono i tamponi - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Infermiere in India in pausa in una delle sedi in cui si eseguono i tamponi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Sono circa ventimila le persone di origine orientale (India, Pakistan e Sri Lanka) residenti nel Bresciano. Un numero che deve essere almeno raddoppiato, se si considera che la maggior parte di loro ha la cittadinanza italiana e non rientra più, dunque, nelle statistiche ufficiali sul numero degli stranieri. Persone che, in questi giorni, guardano con comprensibile preoccupazione a quello che sta accadendo nei loro Paesi, in particolare in India.

Unico conforto - per così dire - il fatto che la quasi totalità degli indiani che vivono nella nostra provincia è di religione sikh e proviene dal nord dell’India. «Stanno tutti bene, se Dio vuole» afferma Kulvinder, storico immigrato dall’India, con in tasca da anni la cittadinanza italiana. Pochi viaggi. Pochi, tra loro, sono reduci dai Paesi di origine perché le restrizioni causate dalla pandemia hanno scoraggiato qualsiasi volontà di tornare a casa.

Nella Bassa bresciana c’è una famiglia in quarantena, positiva al Sars-Cov-2. Per ora, tuttavia, si esclude si tratti di «variante indiana». «L’attenzione epidemiologica è molto alta» confermano dall’Agenzia di tutela della Salute di Brescia. Mentre il virologo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di Virologia, ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili informa che «al momento non abbiamo sequenziato alcun caso di variante indiana in Lombardia e, comunque, il mutante può essere neutralizzato dai vaccini che abbiamo». Attenzione.

Tuttavia, è lo stesso Caruso a lanciare l’allarme: «È vero che la variante indiana difficilmente riuscirà a diventare predominante nella nostra realtà in cui ormai il virus è caratterizzato in toto dalla variante inglese. Tuttavia, credo che sia purtroppo tardiva la nostra capacità di reazione quando accadono casi come questo che stanno mettendo in ginocchio un Paese delle dimensioni dell’India e solo ieri abbiamo chiuso i collegamenti con quei paesi, come se l’esperienza di Wuhan non ci avesse insegnato nulla. Come se non avessimo capito che il virus non aspetta giorni: circola velocemente da un punto all’altro del pianeta. Nel caso della "indiana" nessun dramma, ma le varianti sono moltissime e continue e non possiamo aspettare che ne arrivi una peggiore di quella che già abbiamo in casa prima di cercare di arginarla». Per Caruso «molte mutazioni sono note e da sole sono ininfluenti, ma se ricombinate possono preoccupare».

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