Variante indiana, il 19enne della Bassa è in isolamento

«Sta benissimo ed è a casa sua» il diciannovenne della Bassa bresciana positivo alla variante indiana del Sar-Cov-2. Ad affermarlo è Claudio Sileo, direttore generale dell’Agenzia di tutela della Salute di Brescia. E conferma «che si tratta del primo, e per ora unico, caso di variante indiana nella nostra provincia». E rassicura sul fatto che «i vaccini attualmente disponibili sono in grado di immunizzare anche contro la variante indiana anche se, ovviamente, è opportuno conoscere il virus e continuare a studiarlo».
Il caso è stato isolato nel laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Asst Spedali Civili, diretto dal virologo Arnaldo Caruso. Il laboratorio è tra quelli in cui, per ragioni di salute pubblica, viene sequenziato un certo numero di campioni di materiale biologico prelevato alle persone durante il tampone molecolare. Per potere distinguere se un’infezione è determinata da una variante, infatti, è necessario un test specifico altamente specialistico che è detto «sequenziamento» tramite il quale si determina la composizione esatta del genoma del virus. Un’analisi che non è a disposizione del pubblico ma che viene effettuata solo in centri specializzati per motivi di sanità pubblica.
Sulla variante indiana del Sars-Cov-2 notizie rassicuranti giungono da due studi pubblicati a pochi giorni uno dall’altro: «La risposta degli anticorpi neutralizzanti, indotta dai vaccini ad mRna (Pfizer e Moderna, ndr) viene ridotta poco dalla variante indiana». Gli studi sono stati condotti uno dell’università britannica di Cambridge (ricordiamo che la percentuale maggiore di «indiana» è stato ritrovato in Gran Bretagna) e l’altro dall’americana Emory University. Entrambi gli studi si trovano online sul sito bioRxiv che raccoglie ricerche non ancora validate dalla comunità scientifica.
«Si temeva che l’effetto combinato di due mutazioni della indiana potesse essere forte nel ridurre l’efficacia degli anticorpi indotti dal vaccino, ma si è visto il loro effetto è modesto» si legge. Nel primo studio i ricercatori di Cambridge hanno raccolto informazioni su intere sequenze del virus Sars-CoV2- e hanno cercato altre mutazioni, identificando tre sottotipi della variante indiana segnalato in India e altri 40 Paesi. Il risultato ha portato a identificare 33 persone vaccinate e contagiate, di età compresa fra 27 e 77 anni.
I due studi hanno verificato in laboratorio l’effetto di questa variante sugli anticorpi neutralizzanti indotti dai vaccini di Pfizer e Moderna e si è visto che c'è una riduzione modesta della loro attività. Tuttavia, gli esperimenti sull’efficacia dei vaccini fatti soltanto sul sangue dei convalescenti o dei vaccinati «non sono sempre una buona guida per stabilire se una variante può sfuggire all’immunità. I vaccini possono causare la produzione di grandi quantità di anticorpi e quindi un calo di potenza potrebbe non essere significativo. Inoltre, il sistema immunitario nell’organismo può contare anche sulla risposta dei linfociti T, che potrebbe non risentire dell’effetto delle varianti. Gli scenari sono dunque aperti e studiarne l’evoluzione, come accade anche nel laboratorio diretto dal professor Caruso, è importante per avere informazioni sull’interazione tra virus e organismo umano.
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