Bassa

Trivelle, riparte il progetto Corzano: «Gas a km zero per le aziende locali»

La società Exploenergy: «Pronti al dialogo con il territorio. Ridurremo il perimetro, pozzo esplorativo nel 2024»
Il gas è cruciale per famiglie e imprese - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il gas è cruciale per famiglie e imprese - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sembrava fosse finito su un binario morto. «Da otto anni non ne sappiamo più nulla» aveva spiegato il sindaco Giovanni Benzoni. Invece il progetto «Corzano» è pronto a ripartire. «Certo che siamo ancora interessati - spiega Adelmo Schenato, presidente e amministratore delegato di Exploenergy, la società che ha presentato istanza di ricerca -. Abbiamo fornito tutta la documentazione al Ministero, aspettiamo il via libera. Spero che nel 2024 si possa partire con il pozzo esplorativo».

Il progetto mira ad estrarre con le trivelle dalla Bassa ovest 150-200 milioni di metri cubi di gas. «Un gas a chilometro zero da destinare in primis alle imprese e alle esigenze del territorio».

I 3 progetti

La ricerca di gas a livello nazionale, rilanciata dal governo Meloni, ha riacceso i riflettori su progetti che sembravano archiviati. Sul territorio bresciano si contano due autorizzazioni mai partite e tre progetti di ricerca: quello denominato «Calcio», già avviato, con epicentro nella Bergamasca ma che coinvolge anche 124 km quadrati di territorio bresciano; il progetto «San Gervasio», per un giacimento «marginale» di 50 milioni di metri cubi, in capo alla Sogemont, di cui si sono però perse le tracce; e il sito «Corzano», formalmente un’area di 173 chilometri quadrati in cui si stima vi siano almeno 150 milioni di mc di gas.

La vicenda a Corzano

Quest’ultima istanza è stata presentata in origine (era il 2014) dalla società Exploenergy di San Donato Milanese con il nome «Lograto». Al tempo l’istanza coinvolgeva 258 chilometri quadrati di territorio, ma era stata stoppata dalla contrarierà delle comunità locali. Nel 2015 la società milanese ha presentato una nuova richiesta: l’area è stata ridotta a 173 km quadrati e rinominata «Corzano». Poi più nulla.

Nel febbraio 2022 è però stato pubblicato il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) che ha individuato le aree «idonee» per la ricerca del metano. A quel punto, spiegano dalla Regione, il Ministero dell’Ambiente (Mite) ha chiesto a Exploenergy «l’interesse al prosieguo del procedimento amministrativo, previo approfondimento tecnico e cartografico che consenta di accertare l’esatta collocazione dell’area nel contesto delle aree "idonee"».

A seguito del «rinnovato interesse» dichiarato dalla società, il Ministero ha chiesto «l’aggiornamento circa la capacità tecnica, economica ed organizzativa» di Exploenergy. A che punto siamo? «Posso confermare che la nostra area di ricerca ricade tra quelle "idonee" e abbiamo già inviato al Ministero tutti i documenti richiesti» spiega Schenato.

Exploenergy non è ancora una società operativa. Lo diventerà se il progetto «Corzano» andrà avanti. Ma socio di riferimento della Srl, con il 90%, è la Cadogan Petrolium, sede legale a Londra e attività di estrazione gas in Ucraina. «Siamo in attesa dell’autorizzazione ministeriale - precisa Schenato -. Poi avvieremo l’iter previsto dalla normativa, con il coinvolgimento dei territori, le interlocuzioni con i Comuni e la valutazione ambientale. Sia chiaro, siamo solo in una fase preliminare».

Il giacimento

Oggi come oggi però ci sono già i corposi studi compiuti da Eni, dove Schenato ha lavorato per quant’anni: i dati sismici dicono che c’è un giacimento di 150-200 milioni di metri cubi di gas. L’area più che a Corzano è nei dintorni di Orzivecchi. È lì che Exploenergy intende concentrarsi, riperimetrando e riducendo «in maniera significativa» l’attuale sito di ricerca e cambiando nome al progetto. Sulla carta i dati giacimentologici e le linee sismiche dicono che c’è «un’alta probabilità» di trovare un giacimento che valga la pena «coltivare». La certezza si avrà solo quando si darà vita al pozzo esplorativo. Cosa che potrebbe avvenire nel 2024.

Prima vi saranno tutti i passaggi richiesti dalla normativa e il confronto con il territorio. «L’obiettivo è creare il minor impatto possibile, confrontandoci con i Comuni». Autorizzazioni a parte, uno dei problemi sarà trovare macchinari e competenze, visto che negli ultimi 30 anni la produzione italiana di gas è crollata: dagli oltre 20 miliardi di metri cubi del 1994 (il 40% del fabbisogno nazionale) si è scesi ai 3,5 miliardi del 2021. Si vedrà. Di certo Exploenergy pare determinata ad andare avanti. «Il progetto c’è, vogliamo renderlo concreto» spiega Schenato. Attorno al giacimento c’è una rete locale ben sviluppata: il gas eventualmente estratto sarebbe usato localmente. «Gas a chilometro zero», insiste il presidente e amministratore delegato della società milanese. Un giacimento tutto sommato piccolo (la provincia di Brescia consuma 1.400 milioni di mc di gas l’anno). Ma che potrà dare una mano a superare la dipendenza dall’estero.

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