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Scuole di ballo a rischio chiusura: «Siamo stati dimenticati»

È quel che denuncia una delle più grandi scuole di ballo della provincia, la Corazonado di Montichiari, che denuncia la situazione
Una foto di gruppo al termine di un saggio della Corazonado di Montichiari
Una foto di gruppo al termine di un saggio della Corazonado di Montichiari
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I professionisti che gestiscono scuole di ballo sono stati «i primi a chiudere i battenti, il 23 febbraio, e saremo gli ultimi a riaprire. E - oltre a tutti i problemi di carattere economico» legati ai conti da pagare, nonché ai «ritardi nell'erogazione della cassa integrazione per i dipendenti, che da marzo non hanno visto ancora un euro - non abbiamo ancora potuto sapere quel che sarà di noi. Anche perché l'Istituto per il credito sportivo non ha ancora reso noto come e quando intende concretamente supportarci», ma in ogni caso «non si tratterà di ricevere finanziamenti a fondo perduto, bensì di mutui, magari agevolati, che ci farebbero, comunque, indebitare».

È quel che denuncia una delle più grandi scuole di ballo della provincia, la Corazonado di Montichiari (che prima del Covid-19 contava tra i 1.500 ed i 2.000 allievi), i cui titolari Claudio Bonvicini e Mariele Coiro, insieme a diversi operatori del settore, lamentano «l'esclusione dalle tutele del decreto Cura Italia, tranne che per qualche collaboratore, che ha potuto avere il bonus da 600 euro».

La Fase 2, aggiungono, «rischia di non esser quella della riapertura, bensì della serrata definitiva di numerose realtà importanti del nostro comparto, in Lombardia e non solo». L'appello dei lavoratori della danza, alle istituzioni e alle associazioni di rappresentanza del settore, è di «non dimenticare che le scuole da ballo e le associazioni sportive costituiscono un segmento produttivo significativo per il Paese, e danno lavoro a migliaia di persone».

 

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