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Omicidio Raccagni, il terzo uomo confessa: "Ero lì"

L'albanese Ergren Cullhaj ha chiesto di essere sentito dal pubblico ministero
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“C’ero, ho partecipato alla rapina ma non ho colpito io Pietro Raccagni”. A distanza di un anno dalla morte del macellaio di Pontoglio, colpito con una bottiglia durante una rapina nella sua villetta , uno dei tre arrestati ha chiesto di essere sentito dal pubblico Minsietro Claudia Moregola per ammettere le proprie responsabilità.

Ergren Cullhaj, albanese di nascita, incensurato in Italia ed estradato nei mesi scorsi dopo l’arresto in patria, ha voluto dire tutta la sua verità. Cullhaj era stato chiamato in causa dai cugini Pjeter e Vitor Lleshi, i primi arrestati per la morte di Pietro Raccagni. Più volte il sostituto procuratore Claudia Moregola ha chiesto a Cullhaj se sapesse di altri colpi in villa realizzati dalla banda di cui faceva parte, “ma il mio assitito ha parlato solo ed esclusivamente della sua condotta” spiega il legale dell’albanese, l’avvocato Cristian Mongodi confermado l’ammissione di colpa resa agli inquirenti dal terzo uomo della rapina degenarta nel sangue nella villa della famiglia Raccagni. Un quarto uomo, Erion Luli, anche lui albanese, è tutt’ora latitante.

Cullhaj ha reso l’interrogatorio pochi giorni prima dall’inizio dell’udienza preliminare che, martedì, lo vedrà seduto sul banco degli imputati. I suoi due complici andranno invece a processo, con rito abbreviato, il prossimo 30 ottobre. E martedì fuori dal tribunale sarà presente anche la vedova Raccagni, Federica Pagani che con la figlia e il comune di Pontoglio si è costituita parte civile.  «Ci sarà un presidio fuori dal tribunale per chiedere la certezza della pena» ha fatto sapere la donna.

 

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