«Il mio grazie per quel cuore che mi fa vivere e pedalare»

«Ogni giorno, quando mi alzo e quando vado a dormire, ringrazio quella persona che vive in me: a volte, quando devo affrontare delle salite in bicicletta, le parlo». Un profondo segno di riconoscenza è quello che, raccontato con le parole del bresciano Ivano Saletti, dimora in coloro che vivono con un organo trapiantato, giunto in dono da chi ha compiuto la massima scelta di solidarietà.
Il momento ideale per parlarne è proprio oggi, in cui si celebra la Giornata Nazionale per la Donazione degli organi, istituita dal Ministero della Salute su indicazione del Centro Nazionale Trapianti.
Le adesioni. La lunga lista dei Comuni che hanno aderito all’appello di Aido è condotta dal Comune di Brescia, che stasera illuminerà di rosso la Loggia. Lo stesso verrà fatto anche da importanti centri della provincia come Palazzolo, Rovato, Sarezzo, Lonato, Salò, Darfo, Gardone Val Trompia, Coccaglio e molti altri, specialmente quei paesi che possono contare su uno dei 53 gruppi (alcuni sono intercomunali) in 67 Comuni bresciani. Attualmente i bresciani iscritti all’Aido sono più di 55mila, ma il numero di cittadini che ha prestato il proprio consenso alla donazione degli organi è molto più alto, visto che parecchi hanno firmato l’apposito modulo in anagrafe al rilascio o rinnovo della carta d’identità. In tutta Italia ci sono 8.500 persone nelle liste di attesa per ricevere in dono un organo. Non tutti potrebbero farcela ed è quindi necessario alzare l'attenzione su un tema che è sempre attuale. Più persone danno il proprio consenso e più c’è la possibilità di salvare vite umane.

La campagna. Nei primi due mesi del 2021 nel Bresciano ci sono già stati 8 donatori, un numero in crescita, ma che potrebbe essere più alto se ci fosse più informazione. «Quando si è in lista non si sa quando né se si riceverà un organo e ogni volta che squilla il telefono si spera che sia la chiamata della convocazione in ospedale - ha spiegato il lenese Saletti, che quando aveva 14 anni era una promessa del ciclismo a cui era stata diagnosticata una displasia aritmogena del ventricolo destro e alla fine ha ricevuto un cuore quando aveva 35 anni, nel 2005 -. Quell’anno sono stato convocato cinque volte al Niguarda di Milano. Nelle prime quattro c’era sempre stato un problema, dalla non compatibilità ad un ritiro improvviso. Alla fine ho ricevuto il cuore di una persona di cui non mi è stata detta l’identità. So solo che aveva 16 anni. Dopo il trapianto ero felice, ma ho passato tanto tempo a pensare che dentro di me stava vivendo un adolescente, che lui era morto per donare nuova vita a me. Da anni diffondo la mia testimonianza anche alle scuole e sono tornato ad andare in bici: gareggio a livello internazionale nel gran fondo. Sono tornato a vivere e ringrazio ogni giorno chi me lo ha concesso».
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