Bassa

Gas, il ritorno delle trivelle: nella Bassa stock per oltre 200 milioni di metri cubi

Le istanze di ricerca sono però ferme da anni: «Quantità limitate, poco conveniente l’estrazione»
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NELLA BASSA ARRIVANO LE TRIVELLE
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Nella Bassa bresciana ci sono almeno 200 milioni di metri cubi di gas che potrebbero essere estratti. Le domande per «coltivare» questi giacimenti risalgono a qualche anno fa e per ora si sono arenate tra prospetti economici poco convenienti e la contrarietà delle comunità locali. Ma ora che il Governo vuole accelerare nella produzione nazionale di metano, potrebbero rimettersi in moto.

Nell’elenco delle «istanze» per nuove estrazioni pubblicate dal Ministero della transizione ecologica lo scorso 31 ottobre compaiono ancora «Corzano», dove in un’area di 173 chilometri quadrati si stima ci siano 150 milioni di mc di gas, e «San Gervasio», dove si calcola possano essere estratti 50 milioni di mc.

Scenario

L’indipendenza energetica dell’Italia passerà soprattutto da sole, vento e acqua. Ma nel medio periodo sarà difficile rinunciare al gas. La guerra in Ucraina ci ha costretto a cercare alternative al gas russo. È così ripartita la ricerca di giacimenti nazionali.

In Italia la produzione di gas ha raggiunto il suo picco nel 1994 (oltre 20 miliardi di metri cubi) quando copriva il 40% del fabbisogno nazionale. Poi vi è stato un calo costante fino ai 3,5 miliardi del 2021. Il consumo però è rimasto più o meno stabile (circa 75 miliardi di mc l’anno): per coprire il fabbisogno sono così cresciute le importazioni dall’estero. Venerdì scorso il consiglio dei ministri ha dato il via libera ad un emendamento al decreto legge Aiuti-ter per aumentare la produzione di gas nazionale, a partire dall’Adriatico, da destinare in primis alle industrie energivore. Una mossa che potrebbe rilanciare anche due progetti bresciani presenti nelle carte del Ministero e finora rimasti al palo.

Nella Bassa

Le aree nel Bresciano - Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
Le aree nel Bresciano - Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico

La mappa da cui partire è l’ultimo «Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse» del Ministero dello sviluppo economico. Lì dentro c’è un po’ di tutto: giacimenti mai partiti, domande di estrazione scadute, richieste di nuove concessioni. Il documento rivela ad esempio come il permesso di ricerca della canadese Cygam Energy denominato «Scarpizzolo» (coinvolgeva un’area di 745,9 km quadrati) sia «decaduto» e «cessato» a fine 2017.

È invece operativo il progetto di ricerca «Calcio» che coinvolge anche 124 km quadrati di territorio bresciano: il progetto è in capo alla Pengas che stima di poter estrarre 141 milioni di mc. Il 22 luglio scorso l’area di ricerca è stata confermata.

Nel Bresciano risultano poi tre concessioni di estrazione di gas attive ma rimaste sulla carta. Si tratta del pozzo Eni di Bagnolo Mella, per il quale nel 2016 è stata presentata istanza di rinuncia; del giacimento di Ovanengo, frazione di Orzinuovi, della società Padana Energia (anche per questo vi è una rinuncia alla proroga datata 2016); e della concessione Eni «San Gervasio».

San Gervasio

Quest’ultimo giacimento è stato scoperto nel 1991. Dopo approfondimenti Eni ha però deciso di non metterlo in produzione in quanto «ritenuto di ridotto interesse» e derubricato a «giacimento marginale». Il Ministero ha però aperto una manifestazione di interesse e nel 2013 il sito è stato affidato alla Sogemont srl. La società lucana ha avviato l’istruttoria per ottenere la concessione di coltivazione: il progetto coinvolge un’area di 77,45 km quadrati in 11 Comuni ma con l’attività concentrata a Cigole, in un’area agricola al confine con Manerbio. In base al progetto Sogemont «la produzione prevista» è di 50 milioni di metri cubi in 20 anni, partendo da 20mila mc al giorno. Nell’agosto del 2017 è arrivato il «parere favorevole» alla Valutazione d’impatto ambientale. Ma il progetto non è mai partito.

Il nodo: «La messa in produzione risulta di economicità critica e fortemente dipendente dalle variabili economiche e dal rischio minerario» scriveva Eni nel 2000. Ora le condizioni sono cambiate?

Corzano

L’altra istanza di permesso di ricerca presente nella mappa del Ministero è quella di «Corzano» in capo alla società di San Donato Milanese Exploenergy srl. Il progetto rivede il precedente piano «Lograto», riducendo l’area di studio da 258 a 173,5 chilometri quadrati: 28 i Comuni interessati, da Soncino fino a Castel Mella, anche se la fase e esplorativa è concentrata in un’area più piccola. Qui sotto potrebbero esserci 150 milioni di metri cubi di gas da «esplorare». Le informazioni del Ministero si fermano a sei anni fa, con la richiesta di «intesa» a Regione Lombardia del 14 aprile 2016. La concessione è però ancora valida e Exploenergy potrebbe decidere di accelerare, se l’operazione si rivelasse economicamente conveniente.

Qui però tornano i dubbi, simili a quelli per il campo «San Gervasio». Quanto valgono 150 milioni di mc? Quanto bisogna spendere per estrarli? Quanto pesano le preoccupazioni dei cittadini?

La quantità di gas nel sottosuolo non pare giustificare l’investimento. Basti pensare che - in base alle tabelle del Mite - nel 2020 la provincia di Brescia ha consumato 1.413,7 milioni di metri cubi di gas, comprendendo anche il consumo industriale. In pratica il gas di San Gervasio e Corzano non basterebbe nemmeno per due mesi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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