Fanghi, 127.800 firme contro le sostanze cancerogene nei campi

Dici fanghi e gessi di defecazione e oggi - sulla scia delle cronache di maggio - la prima associazione di idee che viene in mente punta dritto al Bresciano, a Calcinato per l’esattezza, dove sta la sede centrale della Wte. L’azienda è finita nell’occhio del ciclone con l’accusa di aver inquinato i terreni di mezza Italia per aver «distribuito», tra gennaio 2018 e agosto 2019, 150mila tonnellate di concimi tossici (i gessi, appunto).
Ma il tema dei prodotti che vengono utilizzati come fertilizzanti nei campi agricoli, dove viene coltivato il cibo che finisce sulle nostre tavole, va purtroppo ben oltre il raggio d’azione della Wte. Non a caso sono 127.800 le firme che chiedono al Governo un cambio di passo sul tema: nell’articolo 41 del decreto Genova, infatti, sono stati innalzati i limiti di concentrazione di sostanze pericolose che possono essere contenute nei fanghi. Stiamo parlando - per intenderci - di arsenico, berillio, cadmio, Cromo esavalente, nichel, benzene, cloruro di vinile, tricloroetilene e persino Pcb in quantità elevate.
Tutti composti che penetrano nei campi e che, attraverso i prodotti della terra, non solo entrano nella catena alimentare in quantità ben maggiore rispetto al passato, ma danneggiano anche l’ambiente e il territorio attraverso una «contaminazione consentita» per legge. Tradotto: se si prosegue di questo passo, di qui a poco, buona parte di questi terreni - se campionati - avranno parametri «da bonifica».

La dottoressa Fiorella Belpoggi è direttrice del Centro di ricerca sul cancro all’istituto Ramazzini di Bologna ed è una delle voci che, da mesi, sta tentando di sensibilizzare sull’argomento, sperando che da Roma il Ministero della transizione ecologica, guidato da Roberto Cingolani, batta un colpo. «Questo è un problema che viene da molto lontano - ha detto - e che probabilmente non è mai stato normato con accuratezza. Quel che gli scienziati auspicavano è che ci fosse prima un confronto per stabilire i livelli compatibili con l’uso delle coltivazioni che crescono su campi concimati con i fanghi di depurazione. Questo non è avvenuto e ci ritroveremo in questo modo ad avere delle concentrazioni limite autorizzate, stabilite a tavolino senza base scientifica, che comprendono composti di riconosciuta pericolosità».
Si tratta di decine di composti cancerogeni: «I nostri bambini - prosegue Belpoggi - si trovano oggi a mangiare le verdure che noi crediamo di fornire loro con motivi salutistici e che invece sono contaminate da sostanze molto pericolose». Stando alle parole della dottoressa, il decreto - innalzando i valori limite delle sostanze cancerogene - consente di portare gli inquinanti direttamente nel piatto. Qualche esempio: per i Pcb il limite concesso è più alto di 13,3 volte, per le diossine è diventato ben 2,5 volte maggiore. Un altro dato non è trascurabile: per cromo totale, diossine, Pcb, selenio, toluene i limiti concessi nell’art. 41 sono superiori a quelli indicati per la bonifica dei suoli per uso residenziale.
In cifre: per quanto riguarda diossine e furani la concentrazione consentita nei fanghi è pari a 25 ng/kg ss (sostanza secca), mentre nei suoli è 10 ng/kg ss. E, ancora: per i Pcb è 0,8 mg/kg ss, mentre quando sono soggetti a bonifica i suoli con 0,06 mg/Kg ss ed addirittura per il toluene il limite è innalzato a 100 mg/kg ss, quando per i terreni ad uso residenziale è fissato in 0,5 mg/kg e per quelli a destinazione industriale in 50 mg/kg. Di qui l’appello su change.org a «fermare i fanghi tossici».
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