Ambiente

Una torre speciale intercetta il malessere della foresta padana

Lo studio dell’Università Cattolica di Brescia coordinato dal professor Gerosa: alterati gli scambi di CO2 con l’atmosfera
La torre è un osservatorio unico nel Nord Italia - © www.giornaledibrescia.it
La torre è un osservatorio unico nel Nord Italia - © www.giornaledibrescia.it
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Gli alberi non parlano, ma la foresta chiede aiuto, facendosi anche «portavoce» del malessere dell’intero pianeta. Uno studio coordinato da Giacomo Gerosa, professore al Dipartimento di Matematica e Fisica presso la sede bresciana dell’Università Cattolica, ha intercettato proprio questo disperato Sos. Per captarlo è stata costruita una «torre micrometeorologica»: un osservatorio speciale, unico nel Nord Italia, che si trova a Bosco Fontana, in provincia di Mantova.

Come funziona

«Questa torre - ci spiega il professore - misura il flusso di anidride carbonica dall’atmosfera alla foresta e viceversa: precisamente misuriamo la CO2 assorbita e la CO2 emessa. In questo modo possiamo valutare come la foresta risponde ai cambiamenti climatici, ossia se è stato intaccato questo bilancio di CO2. Purtroppo stiamo osservando segnali di cambiamento, soprattutto nelle mezze stagioni, che vanno ad alterare l’equilibrio della foresta stessa. Certo, il nostro studio è iniziato solo otto anni fa. Ma è chiaro che se i dati si ripeteranno sistematicamente avremo la conferma che qualcosa sta cambiando. E in negativo. Dalla foresta possiamo avere una sorta di monito e possiamo anche osservare in maniera precoce quali potrebbero essere le conseguenze del cambiamento climatico, già vistose nel drammatico arretramento dei ghiacciai».

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L'allarme

Dalla foresta potrebbe quindi arrivare un campanello d’allarme. Anzi, la riprova che i cambiamenti climatici sono in corso e sono pesanti. «Io sono convinto che non riusciremo a contenere in un grado e mezzo l’aumento della temperatura nel 2100. Negli scenari peggiori si prevedono per la fine del secolo crescite di 4,5 o addirittura 5 gradi. Io penso che verosimilmente si possa contenere l’aumento attestandoci alla metà dello scenario più pessimistico. Ma siamo ormai all’ultima chiamata».

Questa consapevolezza dovrebbero essere ben presente alla Cop26 di Glasgow, senonché per l’ecofisiologo le intenzioni sono buone ma i presagi cattivi. «È stato perso troppo tempo - commenta - considerando che l’allarme fu lanciato già nel 1992 alla Conferenza di Rio. È poco credibile che si possa fare in dieci anni ciò che non siamo riusciti a fare in trent’anni».

Cosa possiamo fare

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Se però c’è scarsa fiducia nell’azione della politica, noi in prima persona possiamo fare qualcosa per contrastare i cambiamenti climatici. «Possiamo certamente orientare meglio i nostri consumi e il nostro stile di vita. Per esempio una dieta vegetariana o comunque con un ridotto contenuto di carne ha certamente un impatto minore sull’ambiente. Gli spostamenti dovrebbero avvenire preferibilmente con mezzi pubblici anziché privati, o con veicoli non inquinanti come la bicicletta. Il Superbonus rappresenta poi una grande occasione per migliorare l’efficienza energetica dei nostri edifici: andava rinnovato, non compresso».

I combustibili

Il professor Giacomo Gerosa dell’Università Cattolica
Il professor Giacomo Gerosa dell’Università Cattolica

L’Università Cattolica ha poi appena concluso un altro studio che riguarda le modalità meno impattanti per utilizzare la legna ai fini del riscaldamento domestico e in particolare in area montana. «Il problema della legna - rimarca Gerosa - è l’emissione delle polveri, che creano inquinamento e danni alla salute. Ma la legna ha però anche un vantaggio: è un combustibile "carbon neutral", bruciandola non si produce più CO2 di quella che la pianta in vita ha assorbito con la fotosintesi. Quindi l’immissione netta di CO2 in atmosfera è zero, diversamente da quello che avviene per esempio con la caldaietta a metano. Con impianti di ultima generazione, dotati di particolari filtri, le polveri emesse bruciando la legna possono essere abbattute fino al 70%».

Una valida opzione dunque, fermo restando che quella numero uno «resta sempre il risparmio energetico».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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