Ambiente

Ultima Generazione: «Il conflitto serve al cambiamento»

Due attivisti al Diluvio Festival hanno spiegato il pensiero che sta dietro ai lanci di vernice. E ora puntano a creare un gruppo bresciano
I due attivisti di Ultima Generazione sul palco del Diluvio Festival - Foto © www.giornaledibrescia.it
I due attivisti di Ultima Generazione sul palco del Diluvio Festival - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’ultima azione è stata giovedì scorso a Milano, in piazza Duomo. Sei ragazzi, ragazze e un uomo di 54 anni hanno lanciato vernice arancione lavabile sulla protezione della statua di Vittorio Emanuele II a cavallo, la stessa per cui sono in corso lavori di ripulitura dopo un altro lancio di vernice a marzo. Qualche passante ha contestato il gesto: «Non serve fare così», «È un modo aggressivo di trasmettere il messaggio». Loro però, gli attivisti di Ultima Generazione, mettono in conto ogni volta critiche, polemiche e anche insulti: «Mi risparmierei volentieri denunce e fogli di via - dice Anna -. Ma il potere non si mette a cambiare le cose se tu glielo chiedi gentilmente, e questo ce lo dimostra il passato delle lotte per i diritti».

In questi mesi Ultima Generazione ha più volte bloccato il passaggio delle auto sul grande raccordo anulare di Roma e su diverse autostrade. A marzo ha suscitato scandalo dopo aver imbrattato il muro di Palazzo Vecchio a Firenze, a gennaio gli attivisti hanno lanciato vernice lavabile contro Palazzo Madama, sede del Senato (sono stati denunciati e il processo è cominciato a maggio). Ancora prima, a novembre, hanno scagliato farina sull’auto dipinta da Any Warhol esposta alla Fabbrica del Vapore a Milano e una minestra di verdura su un quadro di Van Gogh a Roma. Le reazioni di condanna a queste dimostrazioni sono arrivate quasi unanimi da diverse parti politiche e su molti giornali. Per Ultima Generazione, però, il conflitto è il motore dell’attivismo che chiede misure di contrasto al collasso ecoclimatico: «È un passaggio necessario per generare cambiamento».

Anna, che giovedì in piazza Duomo non c’era ma il giorno dopo il nubifragio che ha travolto Milano ha partecipato a un altro flash mob, ne ha parlato al Diluvio Festival di Ome domenica sera. Un’occasione, l’appuntamento bresciano, anche per raccogliere contatti tra i potenzialmente interessati a formare un nuovo gruppo locale di Ultima Generazione e per rimarcare che i violenti temporali di fine luglio non sono stati qualcosa di normale.

Il fastidio che queste azioni generano nelle persone, hanno spiegato Anna e Andrea, un altro attivista presente alla serata di Ome (entrambi hanno chiesto di non comparire con il cognome qui), è un passaggio necessario per creare il cambiamento, perché le persone si concentrino davvero sugli effetti della crisi climatica. «Bisogna immergersi nell’angoscia che provoca il pensiero della distruzione del mondo in cui viviamo. Perché non stiamo parlando di una questione ambientale: questo è un problema enorme che ha a che fare con la nostra sopravvivenza, di cui si sa da almeno 50 anni e per cui non è stato fatto niente» affonda Anna.

Cos'è Ug

Ultima Generazione si definisce come una resistenza o disobbedienza civile non violenta. Conta su circa duecento attivisti in tutta Italia e fa parte di una rete internazionale chiamata A22 che comprende una decina di gruppi tra i quali Just for Oil in Gran Bretagna, di cui si era parlato molto qualche tempo fa per il lancio di vernice sui Girasoli di Van Gogh. Ultima Generazione persegue obiettivi specifici, formulati in richieste altrettanto mirate (l’ultima è il disinvestimento sui combustibili fossili). Per arrivarci promuove azioni come quelle di piazza Duomo: la prima è stata a dicembre 2021, la prossima è in programma per ottobre. «Sono azioni ad alto impatto, che hanno conseguenze anche legali. Per questo siamo seguiti da avvocati, che ci preparano a fare fronte a tutti gli step».

Questa strategia ha dei rischi: gesti come quelli contro le opere d’arte fanno spesso concentrare l’attenzione di media e opinione pubblica più sugli attivisti o sull’atto in sé che sulle cause che sostengono. Di conseguenza sono molte le persone che si fermano al fastidio o allo scandalo che alcune azioni di Ultima Generazione possono suscitare. È una dinamica che gli attivisti accettano a priori e anzi incentivano perché è proprio nel fastidio o nel conflitto che credono si possa avvertire davvero l’urgenza di affrontare sul serio la questione climatica (o «l’omicidio colposo di massa» che questa genera, per usare le loro parole al Diluvio Festival, dal momento che ci sono già diverse zone della Terra invibili che causano migliaia di vittime). 

A differenza di altri movimenti per l’ambiente come i Fridays for Future, Ultima Generazione non crede che portare la gente in piazza per ottenere la salvezza del pianeta possa cambiare le cose. Spiega Anna: «Non è stato sufficiente, per questo abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo. A chi contesta i nostri metodi rispondiamo che nessun diritto è mai stato conquistato semplicemente chiedendolo. Non puntiamo a convincere tutti, ma a portare qualcuno in più nelle nostre dimostrazioni. Perché abbiamo una spaventosa capacità di adattamento ai disastri, che in alcuni casi è salvifica. Ma ora ci sta impedendo di agire anche quando ormai di tempo non ce n’è più».

E se la non violenza resta un principio, nel futuro gli attivisti vedono una lotta per la vita innescata dalla crisi climatica: «Le persone inizieranno ad agire in modo violento quando mancherà il cibo. Noi vogliamo che ci si concentri su questo, senza fare del male a nessuno». 

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