Ambiente

Moda sostenibile, a Brescia arrivano i jeans in fibra di banano

Dai fili di soia alle pelli recuperate, i tessuti ecologici si prendono sempre più spazio nell’industria fashion: una delle ultime frontiere è il denim che mischia al cotone le fibre della pianta delle banane
I jeans oggi si producono anche con le fibre di banano
I jeans oggi si producono anche con le fibre di banano
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L’industria del fashion ha qualche problema dal punto di vista ecologico. Primo: molti tessuti sono di origine animale (non solo la lana, ma anche il cashmere e la seta, per esempio). Secondo: tantissime fibre utilizzate per l’abbigliamento quotidiano contengono microplastiche che hanno un doppio impatto ambientale (la produzione e il rilascio di quelle microplastiche nell’ambiente, tramite il lavaggio o lo smaltimento). Terzo: la velocità e il modo con cui ormai consumiamo la moda, in maniera bulimica e senza scrupoli, è estremamente inquinante.

Esistono però tessuti alternativi a quelli a cui siamo abituati e che, alla lunga, potrebbero impattare in maniera più contenuta, facendo allo stesso tempo del bene al pianeta. Sono poco conosciuti, ma ci sono.

I tessuti sostenibili poco conosciuti

Tra le fibre considerate più promettenti in ottica di sostenibilità ci sono quelle ricavate da scarti agricoli e vegetali, capaci di trasformare un rifiuto in risorsa. Le fibre naturali vegetali non sono solo quelle di cotone o lino. Ci sono per esempio la canapa e la juta, ma anche il bambù, che deriva da una pianta considerata infestante. Una caratteristica, questa, che è un valore aggiunto in termini di sostenibilità, poiché la riforestazione che segue all’utilizzo delle piante è più veloce ed efficiente.

Le coltivazioni come quelle per il lino e la canapa, inoltre, richiedono meno acqua e pesticidi rispetto al cotone tradizionale, riducendo l’impatto ambientale, anche se la sostenibilità finale dipende dai trattamenti e dai prodotti chimici impiegati nella produzione.

C’è poi il «cashemire vegetale», che altro non è che un tessuto a base di soia, fibra naturale derivata dai sottoprodotti della lavorazione della soia, come le bucce residue dalla produzione di salsa, tofu o latte di soia. Morbidezza, leggerezza e comfort sono le caratteristiche di questo tessuto che ha una finitura simile alla seta, ma con un impatto ambientale inferiore rispetto alle fibre sintetiche o animali, dato che la produzione utilizza scarti agricoli e grazie alla biodegradabilità superiore rispetto ai materiali sintetici. Nonostante le sue qualità – va detto – la fibra di soia non ha ancora raggiunto una diffusione significativa nel mercato globale, ma è un buon esempio di come i sottoprodotti agricoli inizino a essere valorizzati in modo sostenibile nell’industria tessile.

I jeans in fibra di banano

Anche a Brescia alcuni negozi e alcune aziende hanno deciso di puntare su una moda meno veloce, più sostenibile e più etica. Come il brand Ni-do, che ha sede in contrada del Soncin Rotto e che produce accessori e borse utilizzando solo pellami provenienti dagli eccessi dei grandi marchi del lusso, evitando così di produrre nuova pelle e allo stesso tempo salvando gli scampoli da uno smaltimento poco green. 

E poi c'è chi inizia a sfruttare i prodotti tessili alternativi. Tra poco, per esempio, sarà possibile toccare con mano i jeans prodotti con le fibre del banano. Si tratta di un brevetto giapponese ideato dall’azienda Japan Blue, con sede a Kojima, quartiere della città di Kurashiki, nella prefettura di Okayama. «La culla dei jeans giapponesi», la chiamano su Jk Radio Tokyo United. L’idea di realizzare un denim dalle piante di banana venne a una loro dipendente dopo un viaggio in Thailandia. Un amico aveva un banano nel suo nuovo negozio appena aperto e parlando di quella pianta scoprì che si possono raccogliere frutti solo una volta: dopo la raccolta, l’albero viene tagliato e bruciato. Tornata in Giappone, trovò per caso un fornitore che disponeva di fibre di banana. L’azienda accolse dunque l’idea di provare a utilizzarla, e dopo diversi tentativi nacque il denim a base di banana.

Questo denim (un mix di fili di banano e cotone) sarà disponibile a Rezzato, e più precisamente nel negozio Follia. I titolari hanno infatti scelto di proporre alla clientela una linea di jeans realizzata dall’azienda di Nave Susèr Denim con queste fibre. Le fibre di banano, oltre a essere sostenibili, si dice abbiano la capacità di migliorare la loro indossabilità con il tempo. La nuova linea sarà presentata durante una serata ad hoc: si terrà sabato 27 settembre al club Belelò in via Padana Superiore a Mazzano.

Tessuti fertilizzanti

Lo stesso negozio, Follia, nelle passate stagioni aveva presentato altri jeans prodotti con un tessuto curioso e interessante dal punto di vista ambientale: in quel caso si trattava di tessuti biodegradabili fertilizzanti prodotti dalla storica azienda Candiani. A renderli speciali è proprio la capacità di fertilizzare. Perché se i tessuti naturali «semplici» come cotone e lino si autodistruggono nel terreno (quando puri al 100%), questi addirittura lo nutrono.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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