Breve vita al fast fashion: dalla Francia un primo scossone

Il Senato francese nei giorni scorsi ha approvato all’unanimità una proposta di legge per limitare la diffusione dell’ultra fast fashion e, di conseguenza, l’inquinamento causato dalla moda effimera e a basso costo. Si parla soprattutto di Shein e Temu, che usano il martello dell’algoritmo per influenzare i consumatori e che immettono sul mercato migliaia di capi a ritmo quotidiano. La Francia mira quindi al mercato cinese, chiudendo un occhio sulle aziende europee come Zara e H&m. Che restano comunque responsabili del nostro modo di acquistare con ingordigia e poca lungimiranza. Perché va detto: i capi di questi brand durano una stagione.
Ben vengano quindi le réclame incisive come quelle di Vestiairie Collective, con mucchi di capi abbandonati nelle piazze: saranno colossi pure loro, ma il second hand è ben più etico. E intelligente: gli abiti vintage durano anni, costano poco e sono senza tempo.
La legge introdurrebbe penalità per le aziende più inquinanti, vietando la pubblicità e imponendo obblighi di trasparenza, con sanzioni per influencer che promuovono questi prodotti. Ci sarebbe pure una tassa sui piccoli pacchi importati da Paesi extra-Ue. Il testo ora dovrà essere ratificato e poi sottoposto al vaglio della Commissione europea. Ma già ora si può dire: sarebbe uno scossone di cui abbiamo bisogno.
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