Adamello, l’estate mette ancora più a rischio il futuro del ghiacciaio
L’estate sta arrivando a grandi passi. È utile tuttavia voltarsi indietro per capire com’è andato lo scorso inverno, e quali motivi di speranza o di preoccupazione ha lasciato in eredità in montagna, dove il suo carattere nevoso si rivela in maniera incisiva.
Un gruppo di esperti ha condotto nei giorni scorsi in alta quota i più recenti rilevamenti dei quali si dispone per il gruppo dell’Adamello. Tali misure, effettuate ogni anno alla fine della stagione di accumulo (fine maggio-inizio giugno) e alla fine di quella di ablazione (un tempo fine agosto-inizio settembre, ora sempre più verso fine settembre-metà ottobre), consentono di conoscere le condizioni attuali della neve e di valutarne la consistenza rispetto agli inverni degli ultimi anni, e implementano i dati a disposizione per comporre serie climatiche su una scala temporale più lunga.
Emergenza
La fusione accelerata delle masse glaciali rappresenta uno degli effetti più preoccupanti tra quelli che si riconducono al rapido innalzamento delle temperature medie globali. L’Organizzazione delle nazioni unite ha proclamato per questo il 2025 «Anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai», riconoscendo alle masse glaciali il ruolo di fondamentali indicatori dell’emergenza climatica in corso. La criticità dei cambiamenti climatici si evidenzia a livello planetario, ma si declina anche sulla scala locale dove, nella porzione centrale dell’arco alpino, l’Adamello assume un’importanza fondamentale per la sua superficie, la più estesa tra i ghiacciai italiani.
L’altezza della neve
Il gruppo di lavoro che ha effettuato i monitoraggi ha visto all’opera glaciologi e operatori afferenti alla Provincia autonoma di Trento, alla Commissione glaciologica della Società alpinisti tridentini e al Servizio glaciologico lombardo. A quest’ultima associazione di volontariato scientifica appartiene l’ingegnere camuno Amerigo Lendvai che ha preso parte ai rilevamenti.
«L’altezza attuale della neve presente misurata sul ghiacciaio dell’Adamello è pari a circa 150 centimetri sulla fronte del Mandrone, a 2600 metri di quota. Sulla distesa del Pian di Neve, a 3100 metri, abbiamo invece misurato tra 350 e 370 centimetri, che si mantengono uniformi anche nella parte più alta a 3250 metri».
L’effettiva acqua contenuta
Si tratta di valori molto più bassi rispetto a quelli dello scorso anno quando, nelle stesse zone, le rilevazioni avevano restituito la misura di 550 centimetri. L’attenzione si sposta quindi verso il parametro dell’equivalente idrico nivale (Swe), definito dall’effettiva quantità di acqua contenuta nella neve se il manto nevoso si fondesse del tutto durante l’estate, che ha risvolti diretti sul bilancio di massa del ghiacciaio, e indiretti sulla richiesta a valle per usi civili, industriali, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica.
«Il valore di Swe misurato presso il punto di riferimento del Pian di Neve, è di circa 1,6 metri, nella media di quelli degli ultimi 15 anni in questo settore. Ma se l’estate si manterrà nella media molto calda degli ultimi 10 anni – riporta ancora Lendvai – sappiamo già che il bilancio di massa per il 2025 sarà ampiamente negativo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
