Chi è Massimo Bossetti, condannato per l'omicidio di Yara

46 anni, vita ordinaria e metodica: ecco chi è il muratore condannato all'ergastolo per l'omicidio della 13enne
Massimo Bossetti (Facebook)
Massimo Bossetti (Facebook)
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Massimo Bossetti è nato il 28 ottobre del 1970, con la gemella Laura Letizia, e ha avuto una vita apparentemente ordinaria, quasi maniacalmente metodica: un carpentiere muratore, in giro tutti i giorni nel Bergamasco con il suo Daily, la cena con la moglie Marita e i suoi tre figli nella casa di Mapello, qualche sortita la domenica al parco acquatico con la famiglia. Unico vizio le lampade abbronzanti a cui ricorreva di frequente ma senza dirlo alla moglie perché aveva paura lo sgridasse perché spendeva troppo. Questo tran-tran quotidiano, almeno apparente, è stato sconvolto il 16 giugno del 2014, quando il muratore-carpentiere fu fermato.

Quel giorno l'immagine di marito e padre modello andò in frantumi, per essere sostituita da quella di presunto criminale. Bossetti fu fermato su un'impalcatura in un cantiere di Dalmine con un'accusa da far tremare i polsi: aver ucciso la tredicenne Yara Gambiasio, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata morta, uccisa, tre mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola. Il Dna trovato sul corpo della vittima, per la scienza, era di Bossetti.

Gli investigatori c'erano arrivati setacciando le migliaia di campioni prelevati in tutta la Val Brembana e non solo: tra questi quelli di sua madre, Ester Arzuffi, che aveva avuto una relazione con l'autista di autobus Giuseppe Guerinoni, morto nel'99. Da quella relazione era nato Ignoto 1, poi identificato in Massimo. 

Bossetti, che racconta di aver sempre vissuto solo per la famiglia, quel 16 giugno vide crollare tutto. In carcere apprese anche di non essere figlio di suo padre Giovanni, morto la vigilia di Natale del 2015. «Sarò anche un muratore ignorante, ma non sono un assassino», ha sempre ripetuto in questi tre anni confortato dalla moglie, Marita Comi che, dopo una titubanza iniziale, non ha mai smesso di credere nella innocenza del marito. Così come la madre di Bossetti, Ester (che in aula, nel processo d'appello, ha raramente incrociato lo sguardo con la nuora). Lei ha sempre negato la relazione con Guerinoni.

«La scienza può sbagliare» ha continuato a dire e, al di fuori di dibattimento, è giunta a ipotizzare di essere stata inseminata a sua insaputa da un ginecologo, nei mesi precedenti la nascita dei due gemelli. 

Bossetti ha raccontato di essere «benvoluto» in carcere: «dal direttore fino all'ultimo dei detenuti». Questo dopo i primi mesi di isolamento «in cui ho pensato di farla finita per gli insulti, gli sputi». Il muratore carpentiere peraltro sa che la sua vita, indipendentemente dall'evolversi della vicenda giudiziaria, è definitivamente segnata: «Sono stato additato come un mostro alla mia famiglia, al mondo intero. Ma voglio uscirne a testa alta». 

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