Spiedogate, il caso è stato archiviato: «Grande sollievo»

Il caso era scoppiato per un pranzo fuori ordinanza con tanto di uccellini alla Comunità Montana di Valtrompia il 16 aprile scorso
Peppole e frosoni, uccelli proibiti al pranzo dello «Spiedogate» - © www.giornaledibrescia.it
Peppole e frosoni, uccelli proibiti al pranzo dello «Spiedogate» - © www.giornaledibrescia.it
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A distanza di otto mesi dallo «Spiedogate» si è concluso con l’archiviazione il caso giudiziario che si era aperto sull’operato dei due dirigenti della Comunità Montana della Valtrompia Fabrizio Veronesi e Armando Sciatti. «Le motivazioni della scelta non le conosciamo ancora, abbiamo solo ricevuto la notifica - spiega il presidente della Comunità montana Massimo Ottelli -. L’ufficio disciplinare dell’ente a luglio aveva già comminato le proprie sanzioni amministrative».

Il caso sul New York Times

I fatti, lo ricordiamo, risalgono allo scorso 16 aprile, quando una ventina di dipendenti dell’ente comprensoriale vennero sorpresi dai carabinieri in procinto di consumare nella sala assembleare della sede di via Giacomo Matteotti un pasto comprensivo di uccelli appartenenti a specie non cacciabili. La vicenda suscitò un grandissimo clamore, oltrepassando i confini nazionali sino ad approdare addirittura sulle pagine del New York Times.

Nelle settimane successive emerse che le specie avicole protette, già cotte e cucinate e poi finite sotto sequestro a seguito dell’intervento dei carabinieri, erano state portate da un giovane tirocinante «che non aveva comunicato e richiesto il consenso ad alcuno, ancorché ai responsabili degli uffici». Le indagini, secondo i protagonisti, hanno appurato che le cose, lo scorso 16 aprile, andarono di fatto così. E loro stessi lo hanno ribadito sia sui social che di persona.

Il sollievo per la notizia

«Mi è stata notificata l’archiviazione dell’indagine aperta dall’autorità giudiziaria sul mio operato nell’ambito della vicenda "Uccelli in Comunità Montana" - afferma Fabrizio Veronesi -. Nel trarre ampio conforto dall’operato degli inquirenti in proposito, voglio ringraziare gli amministratori, i colleghi di lavoro e le persone care che in questi lunghi otto mesi di comprensibile sofferenza non mi hanno fatto mancare il proprio sostegno e la costante fiducia nel chiarimento finale.  Avrei fatto volentieri a meno di una simile prova… ma nulla alla fine sarà stato vano».

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