Sares Green: «Il nostro non è un inceneritore»

L’azienda presenterà una nuova domanda per un impianto destinato al recupero del car fluff
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Una nuova richiesta, stavolta con «raccomandazione» ministeriale. Unita all’autocandidatura alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Con qualche frecciatina a chi «ha fomentato polemiche in modo strumentale». 

La Sares Green torna in pista e si prepara a depositare in Regione Lombardia una nuova domanda per realizzare un impianto per il trattamento e la riconversione del car fluff, ovvero le parti non ferrose delle automobili. Un passaggio ulteriore in questo lungo iter che ha visto l’azienda saretina scontrarsi con la contrarietà del Comune e degli ambientalisti. Una vicenda ricca di complicazioni, che ha già visto depositate richieste per il via libera all’impianto, senza però che si arrivasse a nulla di concreto. Almeno fino ad ora.

Iniziamo dagli aspetti tecnici. Come confermato da Tiberio Assisi, amministratore delegato di Sares Green, l’azienda ritirerà la vecchia domanda di autorizzazione per presentarne una nuova di zecca, che preluda alla costruzione di un impianto per il trattamento esclusivo di rifiuti non pericolosi. Ma la vera svolta è un’altra: sarà la stessa Sares Green a chiedere di essere sottoposta alla Via. «In questo modo - sottolinea Assisi - potremo mostrare alla Regione tutta la documentazione e gli studi di cui siamo in possesso, frutto di analisi commissionate nel corso degli anni. Quanto alla Via, sta alla Regione accettare la nostra proposta. Abbiamo seguito alla lettera le indicazioni normative e continueremo a farlo».

Stavolta però c’è una carta in più: il ministero dell’Ambiente ha dichiarato che la tecnologia di cui Sares Green si avvale non appartiene alla categoria R1, ovvero agli inceneritori. «Siamo certi - aggiunge l’ad - che con questa dichiarazione, unita ai dati che possiamo produrre, la Via non dovrebbe rivelarsi un problema». 

Assisi non rinuncia, infine, a mandare un messaggio «a chi ha utilizzato in modo strumentale la parola inceneritore. Noi siamo d’accordo con il comitato di Ponte Zanano che la legge va fatta rispettare, ma non è giusto dare false informazioni per carpire la buona fede dei cittadini e favorire una raccolta firme che, a questo punto, vogliamo sia depositata, non solo sventolata mediaticamente. Noi non viviamo a Montecarlo, ma sul territorio e ne abbiamo a cuore il futuro». 

Polemiche a parte, basterà la modifica in corsa dell’iter per appianare i contrasti? Ora la palla passa alla Regione: se dovesse partire il procedimento di Via, potrebbero passare anche due anni prima di vedere conclusa la vicenda. La strada è solo all’inizio. 

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