Manifesti irriverenti: gli AntiBoomer sensibilizzano i coetanei

A Lumezzane sono stati affissi 60 cartelloni che, con messaggi forti, hanno colpito nel segno
Alcuni dei manifesti affissi in paese dal gruppo AntiBoomer
Alcuni dei manifesti affissi in paese dal gruppo AntiBoomer
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A Lumezzane sono stati affissi sessanta manifesti che intendono sensibilizzare i giovani  sull’importanza di contrastare il Covid con messaggi anche molto forti. Messaggi relativi non tanto al fatto che il virus potrebbe colpirli, quanto piuttosto all’eventualità che il contagio arrivi anche nelle loro famiglie con feste private, bevute in piazza e comportamenti sconsiderati.

«Non vogliamo colpevolizzare nessuno - dicono gli AntiBoomer, il gruppo che ha firmato i manifesti -.  Anzi vogliamo fare in modo che siano loro, i giovani, i promotori delle buone abitudini. L’iniziativa ha coinvolto anche persone della cittadina valgobbina che hanno messo i volti sui manifesti. Quello che deve essere chiaro è che non è una iniziativa promossa da adulti e non è assolutamente un’iniziativa amministrativa».

Ricordiamo che i «boomer», nel gergo giovanile e internettiano, sono quelli del «baby boom» e vengono considerati anzianissimi dalle nuove leve, ossia, appunto, gli AntiBoomer che hanno realizzato questo progetto. I manifesti hanno suscitato molto interesse: si sono viste persone che hanno inchiodato all’improvviso per dare un’occhiata approfondita e automobilisti  che hanno rallentato e parcheggiato. «Tutto questo  per guardare i manifesti. Qualcuno di loro ha cominciato a ridere - dicono gli AntiBoomer - . Qualcuno ha chiesto agli altri: “Ma ela lè? Ma el lù?” (Ma è lei? Ma è lui?)». Le immagini sono forti. I protagonisti sono persone conosciute del paese. E il messaggio  sui manifesti è irriverente.

Naturalmente  subito è partita la ricerca su chi siano questi AntiBoomer promotori di una campagna rivolta ai  giovani sul tema del Covid in un momento in cui ci si dimentica spesso della loro esistenza e dei loro bisogni negati. I giovani si sono attaccati ai social network per capire chi tra loro possa essere stato a lanciare una campagna così forte rivolta proprio ai giovani. «Sapere che qualcuno si occupa anche di chi ha meno di 18 anni e non senta neppure il bisogno di apparire - sottolineano alcuni “Boomer” - trasmette enorme speranza e fiducia». «Anche se di “trap” per me ce n’è solo uno e fa l’allenatore», aggiunge l’intenditore di calcio osservando i manifesti.

 

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