La caccia spiegata a scuola: scoppia la polemica

Raccolte oltre 5.700 firme contro l’iniziativa del Conarmi che vede alcuni cacciatori della Valtrompia incontrare gli alunni delle scuole
Nella foto d'archivio, un cacciatore
Nella foto d'archivio, un cacciatore
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Nemmeno il tempo di mettere piede nelle elementari gardonesi che la polemica è servita. Ha suscitato non pochi commenti sdegnati tra gli animalisti, e persino una petizione indirizzata al Ministero dell’Istruzione e agli amministratori provinciali e regionali, l’iniziativa messa in campo dal Conarmi che vede alcuni cacciatori della Valtrompia incontrare i giovani alunni del territorio per spiegare loro quali sono le attività e i comportamenti tenuti dagli appassionati del mondo venatorio.

«Vogliamo incontrare i bambini e raccontare loro del lavoro che il cacciatore svolge per il territorio, introducendo anche concetti importanti come quello di abbattimento selettivo e dando agli studenti l’opportunità di iniziare a crearsi un’opinione completa e più ragionata sull’argomento»: con queste parole il presidente del Conarmi, Pierangelo Pedersoli, spiega quali sono le finalità dell’iniziativa. Ma nel momento in cui il tour negli istituti è cominciato sono iniziate anche le polemiche.

Sul web è gara aperta tra chi difende l’iniziativa e chi invece punta il dito contro un progetto definito «diseducativo» e «scandaloso». Sulla piattaforma change.org è stata persino lanciata una petizione che nell’arco di tre giorni ha raccolto oltre 5.700 firme in cui l’autore chiede di non autorizzare nè promuovere incontri sul tema della caccia nelle scuole.

«Qualsiasi alone di "nobiltà" possa venire assegnato a questa "pratica" è solo un’iniziativa ipocrita - recita il testo della petizione -, perché gli interlocutori sono menti plasmabili e l’inganno è dietro l’angolo: bambini e ragazzi minorenni ai quali si raccontano "fiabe" dove i fucili non fanno male, ma sono elementi culturali e consentono svago e divertimento!».

Il sindaco Pierangelo Lancellotti difende il progetto messo in campo dal Conarmi spiegando che «i nostri ragazzi hanno il bosco fuori dalla porta e il nostro contesto territoriale è diverso da quello della città, senza contare che non si tratta di un progetto pro caccia e che le armi non vengono assolutamente portate a scuola».

 

 

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