Da Bovegno all'Etna in bici per riscoprire le terre perdute

Il trumplino Nicola Amadini ha attraversato le aree interne di tutta Italia per sviluppare il progetto di tesi di laurea
Nicola Amadini, 30 anni, in bici da Bovegno all'Etna: qui a Grottole (Matera) - Foto Marilù Campanelli
Nicola Amadini, 30 anni, in bici da Bovegno all'Etna: qui a Grottole (Matera) - Foto Marilù Campanelli
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Borghi che contano solo case, muri alzati al cielo, terre riarse e scorci mozzafiato, in cui il più delle volte è l’elemento umano a scarseggiare. Rampe e sterrate polverose perse in un verde magnetico, giù fino al mare, cartelli che riportano nomi parlanti di luoghi mai sentiti, spesso curiosi (come «Pane e Vino» che fa il paio con Acquabona).

Se scorri la miriade di foto e video che popolano il profilo Instagram di Nicola Amadini, gardonese di casa a Bovegno, alla voce «Interiora 2021» finisci col compiere un viaggio quasi surreale attraverso un’Italia non contemplata dalle mappe del turismo mainstream. E non a caso. Si tratta di una prima restituzione a misura di social di un percorso di 2.500 km (per 35mila metri di dislivello) fra terre in cui «non c’è nulla. E nelle quali invece per me c’è tutto: sono luoghi incontaminati, in cui tutto sommato i servizi sono accessibili. E in cui a mancare è semmai ciò che è artificiale».

Nicola non ha dubbi al proposito: tanto più che come un moderno don Chisciotte, in sella anziché a Ronzinante ad una bici gravel (un ibrido tra quella da corsa e la mountain bike, per farla semplice, messa a disposizione dalla casa produttrice del campionissimo Mario Cipollini, che ha creduto nel progetto), si è erto a paladino delle terre dimenticate d’Italia. O per dirla in termini accademici delle «aree interne» (da cui appunto, «Interiora 2021»), quelle che l’industrializzazione ha penalizzato, concorrendo a spopolarle in favore dei centri urbani, e rendendole periferia dell’impero, destinata a soccombere.

La tesi

Un quadro più che sufficiente per farne oggetto di una tesi di laurea magistrale (in Diritti umani, migrazioni e cooperazione internazionale, a Bergamo) secondo Amadini, 30 anni, un passato in banca e un futuro tutto orientato alla bici, che in un agosto rovente (con punte di 45°C), è partito dalla sua Bovegno per approdare all’Etna e oltre attraversando tutto l’Appennino (salvo una breve puntata sulla costa in Abruzzo) sfiorando giusto in un caso o due una città. L’intento? «Vedere con i miei occhi, percepire gli odori, persino, acquisire attraverso i sensi ciò che sono quei luoghi» talvolta totalmente abbandonati e oggetto di una specifica politica nazionale che forse grazie al Pnrr potrà beneficiare di qualche iniezione di speranza (e di risorse).

Potenzialità

  • Interiora 2021, il viaggio di Nicola Amadini attraverso l'Italia «dimenticata»
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  • Interiora 2021, il viaggio di Nicola Amadini attraverso l'Italia «dimenticata»
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Un viaggio fatto di sudore e di incontri, alcuni pianificati, i più frutto dell’andare. In molti casi la bellezza dei luoghi si rivela già come attrattiva naturale, in altri le potenzialità sono evidenziate da sforzi concreti ai quali danno impulso giovani e associazioni. «Mi sono reso conto di questo: dove c’è associazionismo che cerca di promuovere un luogo, c’è vita e c’è prospettiva». É il caso di Grottole (Matera), «borgo abbandonato dove un’impresa sociale (Wondergrottole) sta cercando di rilanciare il paese in chiave turistica», offrendo anche la possibilità di essere abitanti temporanei e promuovendo eventi legati a tipicità locali (apicoltura, lavorazioni artigianali e agricole, riscoperta della storia). O di Navelli, paese di 508 abitanti dell’aquilano, «dove un’associazione cura la coltivazione di ceci e zafferano al punto da essere divenuto presidio Slow Food e dove un ex monastero è stato riconvertito in ostello». Certo non mancano le note dolenti: al di là dei cani randagi e degli insetti incontrati qua e là - consueti crucci per chi pedala -, Nicola ha incontrato ostacoli al rilancio come la scarsa consapevolezza del valore del territorio da parte dei residenti e l’inciviltà che spesso danneggia paesaggi splendidi («in Calabria tra gli ulivi a picco sul mare bruciavano la plastica»).

In bici

Dalle valli al mare: uno scorcio suggestivo durante una pausa del viaggio - Foto: Nicola Amadini
Dalle valli al mare: uno scorcio suggestivo durante una pausa del viaggio - Foto: Nicola Amadini

Le suggestioni sono infinite. Specie se i luoghi sono scoperti in sella a una bici, che si percorra la Via degli Abati, sull’appennino tosco-emiliano o la ciclovia dei Parchi della Calabria («un paesaggio straordinario). «La bici può essere la medicina per questi luoghi, il mezzo ideale per riscoprirli, al riparo dal traffico più intenso», il cicloturismo una strategia da percorrere. Anche senza i ritmi di Amadini, che ha mantenuto una media di 100 km al giorno: considerati il saliscendi dei passi appenninici e una bici dal peso a pieno carico di 20 kg, non proprio una sgambata alla portata di tutti. Per chi volesse emularne le gesta, su Komoot, app in voga tra i cultori delle due ruote, Nicola ha fedelmente dettagliato tutte le 26 tappe del percorso, comprensive di tracce gpx scaricabili e importabili sul navigatore.

Dalla banca alla greenway

La gravel usata da Amadini carica di borse per il viaggio attraverso l'Italia - Foto Nicola Amadini
La gravel usata da Amadini carica di borse per il viaggio attraverso l'Italia - Foto Nicola Amadini

Ma come si arriva a progettare una tesi di laurea che è molto più di un «semplice» viaggio? Collezionando scelte non facili. Una laurea triennale in Economia e un posto in banca possono rappresentare garanzie per il futuro, all'occhio di molti invidiabili, che Amadini ha però messo da parte per puntare sulla passione più radicale: la bici. Già agonista in vasca, ha preso parte a gare di mtb e attraversato in sella «una ventina di Paesi europei». Una breve esperienza in officina (Brecycling), non nasconde di essere tentato dalle lusinghe social di un futuro da influencer («certo, oltre il lavoro è dura...»). Ma soprattutto, «parlando la lingua dei ciclisti», da libero professionista al servizio della Comunità montana di Valtrompia si occupa della gestione partecipata della Greenway delle Valli Resilienti (Valtrompia e Valsabbia): «É un bene che i Comuni si facciano carico in maniera condivisa di manutenzione e valorizzazione di un progetto che va oltre il solo tracciato» e dietro cui c’è un impegno che spesso non traspare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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