Crac acciaieria Stefana: arrivano due condanne dopo 8 anni di inchiesta

Disposte in primo grado pene di 3 anni e 6 mesi agli ex manager Giacomo e Pieralberto Ghidini
La Stefana di Nave
La Stefana di Nave
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Due condanne e due assoluzioni. Si è chiuso così il processo di primo grado per il crac della Stefana S.p.A., l’azienda metallurgica con sede a Nave e stabilimenti a Montirone e Ospitaletto e che aveva avuto nei suoi periodi migliori fino a 600 dipendenti.  Azienda che dopo il concordato preventivo è stata dichiarata fallita con un passivo da oltre 320 milioni di euro.

Come richiesto dei pubblici ministeri Benedetta Callea e Carlotta Bernardini, le condanne, per quella che è stata ritenuta una bancarotta impropria, sono arrivate per Giacomo Ghidini, ex presidente del gruppo, e per il consigliere del Cda Pieralberto Ghidini. Per loro, pena di tre anni e sei mesi con interdizione dall’attività lavorativa per lo stesso periodo, mentre il reato di insolvenza fraudolenta è stato prescritto. 

Per la Procura i due Ghidini sono responsabili di aver «allegato all’istanza di ammissione al concordato fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società per essere ammessi al concordato e ottenere un ingiusto profitto» e avrebbero «dissimulato lo stato di insolvenza mediante anomale svalutazioni dei crediti commerciali e anomali accantonamenti ai fondi rischi». 

Con la sentenza pronunciata nella tarda serata di ieri dal collegio presieduto dal giudice Cristina Ardenghi, sono stati assolti invece per non aver commesso il fatto Quinto Stefana e Giulio Stefana, gli altri due imputati in questo troncone processuale, che erano però usciti dal consiglio d’amministrazione della Stefana quando sono state prese le decisioni che hanno portato al crac finanziario. 

La sentenza di primo grado sulla vicenda Stefana arriva a otto anni dall’inizio dell’inchiesta, aperta nel 2015 e passata sul tavolo di almeno cinque pubblici ministeri.
A portare fino a processo i vertici della Stefana erano stati due imprenditori: Angelo e Alessandro Medici, rispettivamente presidente del cda di Saeflex e amministratore unico di Alfa Laminati che accusarono i Ghidini di aver fatto carte false e di aver simulato una solvibilità che non c’era, in modo da contrarre obbligazioni per poco meno di un milione e 600mila euro con Alfa Laminati e per quasi 80mila euro con Saeflex. 

Ora dopo otto anni arriva il verdetto di primo grado. Una sentenza che Giacomo e Pieralberto Ghidini hanno intenzione di impugnare in appello. 

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