Caso Ghirardini, il processo ritorna in aula

Per gli inquirenti l'uomo, ex dipendente della Bozzoli di Marcheno, si sarebbe tolto la vita: sorella e moglie contro l'archiviazione
Un'esca al cianuro era stata trovata nello stomaco di Giuseppe Ghirardini - © www.giornaledibrescia.it
Un'esca al cianuro era stata trovata nello stomaco di Giuseppe Ghirardini - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il rinvio dello scorso aprile è tornato in aula il caso della morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio dell’allora Bozzoli di Marcheno, scomparso nel 2015 sei giorni dopo il suo datore di lavoro Mario Bozzoli e poi trovato morto a Case di Viso in Vallecamonica con un’esca al cianuro integra nello stomaco e una seconda spezzata e risultata letale.

Per gli inquirenti Giuseppe Ghirardini si è tolto la vita e per questo è stata più volte chiesta l’archiviazione dell’inchiesta a carico di Alex e Giacomo Bozzoli, indagati per istigazione al suicidio. 

«Pur non essendo emersi motivi di preoccupazione della vittima e una situazione di depressione, non può essere escluso con certezza che possa essersi suicidato in piena autonomia a causa del grave turbamento interiore relativo a quanto accaduto a Mario Bozzoli con il quale era legato fin dall’infanzia» la tesi della Procura generale che ha chiesto l’archiviazione anche dopo il supplemento di indagini - con intercettazioni e interrogatori degli operai della fonderia di Marcheno - che era stato chiesto dai giudici.

Le sorelle e la ex moglie di Ghirardini hanno però nuovamente presentato opposizione all’archiviazione e i giudici renderanno nota la decisione solo nelle prossime settimane.

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