«Autostrada Valtrompia, il Tar può fermarla»

Secondo il Comitato che si oppone all’opera e il consigliere Alberti (M5S) i giochi non sono fatti
Verso i cantieri. Un cartello che annuncia l’avvio dei lavori
Verso i cantieri. Un cartello che annuncia l’avvio dei lavori
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Composta la vertenza tra Anas e Salc sull’adeguamento dei prezzi, Anas lo scorso 20 settembre ha firmato l’ordine di consegna delle prestazioni, l’atto ufficiale che permette alle due società di avviare le operazioni propedeutiche all’attuazione dell’appalto per la realizzazione dell’autostrada della Valtrompia.

In più sul territorio sono apparse le prime recinzioni a segnalare l’apertura dei cantieri. Tutto lascia ormai pensare che i giochi siano fatti, ma secondo il comitato che si oppone alla costruzione dell’infrastruttura e il consigliere regionale Dino Alberti (M5S), si starebbero «facendo i conti senza l’oste». E l’oste, in questo caso, sarebbe il Tar di Brescia, che nel 2008 ha pronunciato una sentenza secondo cui la procedura di Via (Valutazione d’impatto ambientale) è scaduta.

Cosa significa? Per l’avvocato Pietro Garbarino, membro di Legambiente e legale del Comitato no autostrada, vuol dire «che se nella sentenza già fissata per il prossimo 17 aprile il Tar dovesse confermare quello che ha già sostenuto, cioè che la Via è decaduta, tutto il procedimento amministrativo dell’opera sarà da rifare, partendo dal progetto», quindi con un nuovo allungamento dei tempi, che metterebbe in forte dubbio la costruzione dell’infrastruttura.

«Lo stesso giorno però, quindi sempre il 17 aprile 2019 - gli fanno eco Eugenio Cagna del Comitato Concesio, Alberto Rizzinelli del Comitato Sarezzo e Sergio Aurora - il Tar si dovrà pronunciare anche sul ricorso avanzato da Salc, che ha chiesto al Tribunale amministrativo di annullare la sua stessa sentenza. Per noi senza la Via un’opera pubblica è tacciabile di abuso edilizio». Se poi per il consigliere pentastellato Alberti «la possibilità di fermare definitivamente i cantieri c’è ancora», Garbarino annuncia di essere «al lavoro per prospettare ad Anas un’ipotesi di malversazione a danno dello Stato». Secondo l’avvocato Anas avrebbe «usato i soldi pubblici non per un’autostrada ma per quella che ormai è diventata una tangenzialina, distorcendo le finalità per cui erano stati concessi».

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