Valsabbia

«Siamo gente perbene: queste cose ci feriscono»

La moglie del benzinaio la cui tomba è stata profanata vive un profondo dolore
"QUESTE COSE CI FERISCONO"
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Severina Massolini resta sulla porta. Non apre il cancellino. Non ha voglia di parlare e bolla subito la profanazione della tomba di suo marito come «una bravata senza senso». L’anziana signora vive in un complesso di casette ordinare tra Gavardo e Soprazzocco e domenica mattina la tranquillità della vedova è stata stravolta dalla notizia che, la notte precedente, qualcuno aveva aperto la tomba ed estratto la cassa in cui suo marito, Francesco Persavalli, riposava dal 2001 quando era morto a 63 anni al termine di una grave malattia. «Siamo una famiglia per bene e queste cose ci feriscono.

Da domenica abbiamo solo un grande dolore», taglia corto. Il nome della famiglia di suo marito è legato ad una vicenda di cronaca vecchia di quasi 30 anni. Il fratello di Francesco, Mario Riccardo, era stato il principale indiziato di un duplice omicidio e si era poi suicidato. Il processo, nel 1994, non venne mai celebrato perché il pubblico ministero di allora ritenne che proprio Persavalli fosse il colpevole e dunque il procedimento era estinto per morte del reo.

Quando si chiede a Severina Massolini cosa pensa del fatto che un episodio tanto misterioso come la profanazione della tomba del marito riporti alla memoria le vicende giudiziarie che avevano coivolto il cognato, emerge lo stesso dispiacere del vedere tornare a galla ricordi tanto dolorosi. «Sono storie vecchie che non si dovrebbero più tirare fuori». Una dolore che purtroppo riemerge: «Mio marito parlava con i congiunti di suo fratello, stavano tutti male».

La signora Severina non vuole dire altro, saluta con cortesia e rientra in casa, chiusa tra il dolore per lo sfregio subito dalla tomba del marito e l’impossibilità, almeno per ora, di trovare una spiegazione. 

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