Valsabbia

Omicidio Jessica: resta indagato solo il proprietario di casa

Il pm archivia le posizioni di altri nove coinvolti, ma i legali della famiglia pronti a presentare ricorso
Jessica Mantovani - Foto © www.giornaledibrescia.it
Jessica Mantovani - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La svolta arriva dopo 751 giorni dalla morte di Jessica Mantovani. Il sostituto procuratore Gianluca Grippo ha firmato il decreto di archiviazione nei confronti di nove persone finite sotto inchiesta nell’ambito dell’indagine sull’omicidio della 37enne che venne trovata senza vita nella centrale idrolettrica di Prevalle.

Resta indagato solo Giancarlo Bresciani, il 53enne proprietario dell’abitazione dove la vittima aveva trascorso parte della sua ultima serata in vita e che è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

L’archiviazione riguarda invece le otto persone che erano state indagate a dicembre scorso per concorso in occultamento di cadavere e sulle cui auto non è stata trovata alcuna traccia riconducibile alla donna. Archiviata anche l’ipotesi di reato di omicidio volontario nei confronti di Marco Zocca, il 24enne che aveva trascorso del tempo con Jessica Mantovani e Giancarlo Bresciani a casa di quest’ultimo la sera del 12 giugno. Nell’abitazione di via Tresanda la Scientifica dei Ris aveva pure isolato una traccia di sangue che aveva un doppio profilo genetico: quello della 37enne uccisa e quello di Marco Zocca. Su questo rilievo il pm chiese l’arresto di Bresciani e Zocca, ma il gip Angela Corvi prima e il Riesame poi, negato la carcerazione sostenendo che era impossibile risalire all’epoca della macchia di sangue.

«Leggeremo le carte e faremo ricorso» annunciano già gli avvocati Marino Colosio e Francesca Scagliola che assistono la famiglia Mantovani.

I medici che eseguirono l’autopsia stabilirono che «il quadro lesivo di natura contusiva apprezzato sul cadavere è compatibile con l’impiego di mezzi di offesa naturali come calci e pugni, così come con l’immersione-trascinamento del corpo della vittima ancora viva nel corso d’acqua».

Il 12 giugno 2019 Jessica Mantovani venne portata dal padre da Giancarlo Bresciani. Alle 20.30 la 37enne telefonò al genitore chiedendo di essere riportata a casa, ma quando Giovanni Mantovani arrivò in via Tresanda la figlia non c’era già più. «Non ho mai fatto male a nessuno, solo che sono in una brutta posizione, ma non ho ucciso io quella ragazza» disse Giancarlo Bresciani parlando con il nostro giornale il 4 ottobre 2019. «È vero, abbiamo trascorso quella sera insieme, abbiamo anche fatto uso di cocaina come succedeva, ma era lucida e serena quando è andata via» raccontò. «Jessica aveva chiamato suo padre per farsi venire a prendere, ma poi è uscita da sola. Se si fosse sentita male avrei chiamato l’ambulanza e non l’avrei certo buttata in un cassone come un cane»

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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