Valsabbia

A Prevalle il «Büs dei Làder» getta nuova luce sull'Era Glaciale

I primi esiti, relativi all’intervento appena concluso, sono di eccezionale valore scientifico e gettano luce sulla storia del clima bresciano
A caccia di reperti nella grotta del Büs dei làder  - © www.giornaledibrescia.it
A caccia di reperti nella grotta del Büs dei làder - © www.giornaledibrescia.it
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Riscrivere la storia del clima del territorio bresciano al tempo dell’Era Glaciale. Potrà consentirlo la campagna di scavo in corso al Büs dei Làder a cura del Museo archeologico della Vallesabbia (Mavs) e della Soprintendenza, con il supporto logistico del Comune di Prevalle.  

Novità

I primi esiti, relativi all’intervento appena concluso, sono di eccezionale valore scientifico. «Abbiamo agito all’interno della grotta su strati di spessore variabile - spiega il direttore del Mavs Marco Baioni -. La terra prelevata è stata trasportata in sacchi nel brolo di palazzo Morani: qui si è proceduto al setacciamento ad acqua che ci ha permesso di riportare alla luce una quantità di reperti assai elevata». 

Di straordinario rilievo il ritrovamento di frammenti ossei di piccoli roditori, tra cui la sicista, il topo della betulla, oggi presente solo nelle aree più settentrionali del pianeta, ma che ventimila anni fa era evidentemente di casa pure dalle nostre parti. «Sono stati individuati resti di quattro esemplari - fa sapere Baioni -. Prima d’ora, in Italia non se ne conoscevano più di cinque o sei». Ma il Büs dei Làder conserva tracce anche di numerosissime altre specie: ossa di bisonte, orso, iena, lupo, lince, marmotta, per non parlare di uccelli, rettili e anfibi.

Il Museo archeologico di Gavardo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il Museo archeologico di Gavardo - Foto © www.giornaledibrescia.it

Il luogo

La grotta, che si apre sulle pendici del monte Budellone, è di modeste dimensioni: vi si entra per una stretta fenditura e da lì, attraversando un corridoio di una decina di metri, si arriva in una stanza di tre metri per sei. Molto interessanti pure i ritrovamenti all’esterno della cavità: tra di essi, una cosiddetta «lama d’orso» in selce, di cui era noto ad oggi, in Lombardia, un solo altro esemplare. L’utensile risale addirittura al Paleolitico medio, ossia a quarantamila anni fa: al tempo, cioè, dell’uomo di Neanderthal.

Siamo però appena agli inizi. Ad autunno, al Büs dei Làder si ricomincia a scavare, e c’è da scommettere che le sorprese non si faranno attendere.

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