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LA VICENDA

Omicidio Ziliani, Mirto Milani e quelle lettere inviate al compagno di cella


Valcamonica
28 ott 2022, 09:58
La Corte d'Assise durante la prima udienza del processo per l'omicidio Ziliani - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

La Corte d'Assise durante la prima udienza del processo per l'omicidio Ziliani - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

Nella prossima udienza del 24 novembre il testimone più importante sarà lui. L’ex compagno di cella a Canton Mombello di Mirto Milani che aveva raccolto le confessioni del giovane e le aveva riferite agli inquirenti. Incastrando di fatti il trio criminale che una volta letto gli atti alla chiusura delle indagini non aveva potuto fare altro che vuotare il sacco anche con gli inquirenti. «Non ho ottenuto uno sconto di pena, non la liberazione anticipata. Nulla. L’ho fatto per una questione etica, perché quello che hanno commesso è mostruoso» raccontò in estate in esclusiva al nostro giornale.

Lui era detenuto per reati fiscali e con Mirto era riuscito a costruire un rapporto di fiducia. «In carcere ho imparato una regola non scritta: se devi condividere lo spazio con un’altra persona, di questa persona devi sapere perché è dentro

Giorno dopo giorno, si è fatto dire tutto sull’omicidio di Laura Ziliani. Dialoghi intercettati dalle cimici installate dietro le sbarre e diventati prove schiaccianti. «Prima di raccontare tutto sull’omicidio ha cambiato tre versioni. Inizialmente si proclama innocente e vittima del sistema, poi mi spiega che lui, Paola e Silvia avevano trovato Laura Ziliani morta al mattino sull’uscio di casa e presi dal panico avevano solo nascosto il corpo e che il colpevole poteva essere un farmacista o un veterinario. La terza versione che mi dà è quella che loro tre dovevano difendersi da Laura che voleva avvelenarli».

Fino a prima di scoprire tutto Mirto scriveva dal carcere all’ex compagno di cella nel frattempo uscito. In una lettera di marzo attaccava i giornalisti: «Purtoppo a loro interessano solo dolore, terrore e morte perché fanno notizia, per questo non gli importa di immergere le persone nel torbido pur di vendere le loro squallide menzogne». Poi raccontava: «Nell’ultimo periodo sono un po’ scivolato nella depressione. Mi ha dato molta forza una lettera formato libricino che mi ha scritto mia sorella a cui ha allegato anche alcuni bellissimi lavoretti fatti dai suoi alunni».

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