Valcamonica

Maltempo: in Valcamonica dopo la grande paura si contano i danni

Il Comune di Sonico, ancora sorvegliato speciale, ha chiesto 1,2 milioni per la ricostruzione
MALTEMPO, RESTA L'ALLERTA
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Pericolo scampato, danni evidenti, paura non ancora del tutto scemata e consapevolezza della grande fragilità della montagna camuna. I primi raggi di sole, ieri sulla Valcamonica, e soprattutto lo stop alle piogge, hanno messo in evidenza tutto questo. Un sabato notte di grandine e vento fortissimo, seguito da due giorni, domenica e lunedì, di diluvio, ha scoperto alcuni dei nervi più doloranti, curati con lavori da decine di milioni di euro in passato, evidentemente non sufficienti a placare la furia della natura, nei suoi massimi livelli di rabbia.

Così, a Sonico, si è passata la seconda notte di «calma» relativa, senza il suono della sirena a svegliare gli abitanti di Rino e a imporre loro di lasciare le abitazioni, come successo tra sabato e domenica. Certo, a vegliare sul sonno dei cittadini ci sono gli uomini della protezione civile e dei vigili del fuoco, che 24 ore su 24, dalle tre di sabato e ancora oggi, monitorano a vista l’asta del torrente Val Rabbia e il ponte di Rino, mentre dagli schermi osservano la situazione meteo via radar.

Il Comune di Sonico ha già richiesto i fondi necessari per la ricostruzione, si parla di oltre 1,2 milioni, per sostituire il sistema di monitoraggio e allerta, strappato dalle colate detritiche e non più funzionante, e per svasare il Val Rabbia, in particolare alla confluenza con il fiume Oglio. Fino al completo stabilizzarsi del meteo e alla rimessa in funzione dei sensori a strappo, assicura il sindaco Gian Battista Pasquini, resterà attiva la possibilità di un eventuale segnale manuale di evacuazione per la popolazione.

Si placano gli animi anche nella vicina vallata di Saviore, lungo l’asta del torrente Poja che, ingrossandosi pericolosamente lunedì mattina, aveva indotto il primo cittadino a ordinare lo sgombero di alcune abitazioni e la chiusura delle strade nelle vicinanze. Nel corso della giornata di ieri Serena Morgani ha revocato le due ordinanze, permettendo ai proprietari di una dozzina di baite e seconde case di poter rientrare, ma tenendo ancora chiusa la strada che costeggia il Poja, tra le località Campel-Rasegna e Mulino-Isola, ancora da tenere sotto controllo e dove le acque impetuose hanno eroso gli argini. Il venir meno della portata degli affluenti ha fatto calare di conseguenza anche i livelli dell’Oglio, che aveva fatto preoccupare lunedì.

La Regione Lombardia ha ricevuto, finora, sette richieste di pronto intervento, quattro da Sondrio e tre da Brescia, ovvero i due per i dissesti e le esondazioni di Sonico (per ripulire briglie e alveo) e una dal Comune di Saviore, per sistemare la situazione lungo il Poja. Ora si sta passando quindi alla conta dei danni, che sono ingenti non solo per la parte pubblica, ma anche per i cittadini: sono diverse decine le auto rovinate dalla grandine, così come i tetti, serramenti, balconi e giardini, oltre alle ferite nei boschi, con migliaia di alberi di nuovo sradicati, e strade silvo pastorali interrotte.

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