Tasse universitarie, a Brescia rimane il rischio rette «troppo alte»

La puntata di Report andata in onda il 23 novembre su Rai 3 ha riacceso i riflettori su un problema strutturale che da anni agita il mondo universitario: le tasse studentesche superano ormai in molti atenei italiani il limite di legge del 20% rispetto al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Un dato che, secondo l’Unione degli universitari, certifica il cronico sottofinanziamento dell’università pubblica.
Sotto la lente
Se il focus della trasmissione era su Torino, Venezia e Pavia, anche a Brescia la situazione desta attenzione. A testimoniarlo sono i dati contenuti nel bilancio consuntivo 2024 dell’Università degli studi di Brescia. Il rapporto tasse/Ffo calcolato sui soli studenti in corso si attesta al 18,47%, ma salirebbe al 21,08% considerando anche i fuoricorso. Nel 2023 lo stesso indicatore era rispettivamente al 15,63% e al 19,35%.
Secondo Wade Giovanni Baisini, coordinatore della lista Studenti Per – Udu Brescia, la previsione per il 2025 segnerebbe un calo al 14,83%, ma è solo un’illusione ottica: «Se consideriamo al numeratore tutti gli iscritti, il dato sale al 20,63%». Un incremento che, precisa, «non è dovuto all’aumento delle tasse, ma a due fattori: da un lato una riduzione dell’Ffo stimato per l’anno 2025, dall’altro un aumento degli immatricolati e degli studenti fuori corso».

L’impegno di UniBs
Una situazione, quella bresciana, che evidenzia da un lato il peso crescente della contribuzione studentesca, ma dall’altro anche l’impegno dell’ateneo. «Negli anni – spiega ancora Baisini – gli investimenti statali e regionali, spesso altalenanti, hanno portato alla nascita della categoria degli idonei non beneficiari. Eppure a Brescia tutti gli studenti assegnatari di borsa hanno sempre ricevuto quanto spettava loro. In ogni situazione di emergenza l’Università ha scelto di intervenire con fondi propri per garantire il diritto allo studio».
L’impegno si è tradotto anche in misure di sostegno aggiuntive: convenzioni per il trasporto pubblico, investimenti nel benessere studentesco, apertura dello Spazio Studenti con servizi di supporto psicologico, oltre a fondi dedicati per le situazioni di maggiore fragilità.
Serve un cambio di rotta nazionale
Da Brescia parte quindi un messaggio chiaro alle istituzioni. «Siamo soddisfatti della sensibilità dimostrata dal nostro ateneo – afferma il rappresentante degli studenti – ma è necessario un intervento deciso da parte dello Stato e della Regione».
L’Unione degli universitari, a livello nazionale, torna a chiedere con forza un nuovo modello di finanziamento dell’università pubblica. «Basta parole, servono investimenti strutturali. È necessario aumentare stabilmente l’Ffo, abolire il ricorso alle tasse come tappabuchi e garantire a tutte e a tutti la possibilità di studiare, a prescindere dalla condizione economica della propria famiglia».
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