Cultura

Sanremo 2021, chi è Barbara Palombelli

Sul palco da co-conduttrice, la giornalista classe 1953, porterà un suo monologo dedicato alle donne
Barbara Palombelli e Amadeus - Foto © www.giornaledibrescia.it
Barbara Palombelli e Amadeus - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Al Festival di Sanremo ha portato un suo «monologo dedicato alle donne» - speriamo fortunato come quello di  Rula Jebreal dello scorso anno - per trasmettere un messaggio di energia e coraggio: «In questo momento difficile, in un'Europa guidata dalle donne, si guarda all'Italia e si vede che le donne non lavorano. Ecco, vorrei dire che bisogna stringere i denti, faticare e darsi da fare».

Barbara Palombelli è a Sanremo come co-conduttrice della quarta serata del Festival ed è pronta a sfruttare «questa grande occasione per raggiungere un pubblico così vasto, un fatto davvero straordinario».

All'Ariston è di casa, «ci sono stata per Radio2 e poi in giuria: l'ultima volta ci tirarono degli oggetti dalla platea in disaccordo con le nostre votazioni. Ma il palco è diverso, emoziona tantissimo», ammette con un sorriso.

«Trovo formidabili la regia e la scenografia, complimenti, è stato fatto un grandissimo lavoro, in grado di infondere energia a chi sta sul palco». «Il monologo - spiega - parla un po’ di me e anche un po’ di Sanremo. Quando eravamo ragazzini, con Gianni Borgna, Walter Veltroni Goffredo Bettini eravamo già pazzi di Sanremo, pazzi di Claudio Villa. Borgna ha scritto pagine indimenticabili sul festival. Sua moglie e Veltroni sono stati i primi a incitarmi a venire», sottolinea la giornalista, classe 1953, alle spalle una lunga esperienza da cronista parlamentare nonché da conduttrice in radio e tv, oggi volto di punta delle reti Mediaset dove presidia dal lunedì al venerdì l'access prime time di Rete4 con Stasera Italia, più lo speciale di prima serata, e conduce Forum la mattina su Canale 5 (con Lo sportello di Forum il pomeriggio su Rete4).

«Non credo che ci sia nessuno al mondo che vada in onda per tante ore: il Guinness dei primati dovrebbe occuparsi di me», chiosa con un sorriso, ringraziando l'azienda per il nulla osta e sgombrando subito il campo dalle polemiche che hanno preceduto la sua presenza al festival, proprio in quanto volto di punta della concorrenza, sollevate dall'Usigrai e da componenti del cda come Rita Borioni e Riccardo Laganà.

«Alle polemiche sono abituatissima, me le aspettavo. Anche se ho iniziato in Rai nel 1977 con Radio2 e poi ci ho lavorato per 22-23 anni. Credo che Sanremo le attiri come una calamita, va messo nel conto». Peraltro «il festival è di tutti, è una grande fabbrica di serenità, come tutto lo spettacolo dal vivo».

E si augura che il protocollo di sicurezza applicato al Festival «sia moltiplicato e replicato in tutti i cinema e i teatri italiani: spero in una primavera di riaperture, come ha promesso Franceschini. Qualcuno ha parlato di un ministero del divertimento (Francesco De Gregori, ndr) ed è giusto così, perché la fabbrica della serenità rappresentata dallo spettacolo non si deve fermare, non si è fermata neanche in guerra».

Quanto al monologo, senza spoilerarne i contenuti per non rovinare l'effetto sorpresa, «utilizzerò la memoria personale delle canzoni di Sanremo - anticipa - per raccontare un po’ di me e per parlare alle donne, alle ragazze: un tema che mi sta tanto a cuore, perché ho due figlie che hanno l'età delle cantanti che sono qui e che vengono da realtà difficili come Elodie, anzi proprio da un quartiere lì vicino». E «proprio pensando a Elodie - racconta - mi sono andata a rivedere Nilla Pizzi, che faceva l'operaia per la Ducati. Ecco, questo è anche un luogo, come tutti i talent, il Grande Fratello, L'isola dei famosi, X Factor, che funziona anche come grandissimo ascensore sociale, come scuola di spettacolo. Da quando ero ragazzina sogno che la Rai faccia una scuola di spettacolo: l'ho proposta a tutti i direttori generali, nessuno mi ha mai dato retta. Ma questa scuola si fa anche a Sanremo, grandissima occasione per infondere energia nelle donne, per trasmetterla nelle case». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia