Cultura

Barbero: «Dante, vi narrerò l’uomo del Medioevo più che il Poeta»

La consegna del riconoscimento sabato: la si potrà seguire in diretta streaming
Il professor Alessandro Barbero
Il professor Alessandro Barbero
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«Un premio alla storia, è un premio a una figura, a un ruolo, e il fatto che quello dello storico sia considerato un lavoro importante, che merita di finire sotto i riflettori, mi sembra un bel segnale, anche se in questo periodo sono stati estremamente valorizzati gli storici delle epidemie del passato». Così Alessandro Barbero, storico, saggista e romanziere, ordinario di Storia medievale all’Università degli Studi del Piemonte Orientale, ospite fisso di alcune trasmissioni televisive culturali, decisamente soddisfatto commenta il Premio Hemingway 2020, che gli è stato attribuito per «L’avventura del pensiero». Cerimonia di premiazione sabato prossimo, 27 giugno, a Lignano Sabbiadoro (alle 18,30 diretta streaming aperta a tutti; info: www.premiohemingway.it).

E a proposito del Covid-19, Barbero commenta: «Questa pandemia è stata un esperimento di globalizzazione che non c’era mai stato prima. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un fatto storico importante in questo senso, ed è importante vedere che abbiamo reagito applicando contromisure automatiche, che stavano da qualche parte del nostro inconscio, o nei cassetti dei ministeri della Sanità; contromisure che sono quelle inventate dai nostri antenati, che hanno avuto a che fare con la peste del ’300».

A fine estate uscirà un suo nuovo libro, che è una biografia di «Dante» (Laterza). Ma c’è ancora qualcosa da dire su questo autore, visto che i libri su di lui sono ormai una biblioteca sconfinata?
Biografie di Dante ce ne sono tante, ma in genere sono tutte scritte da italianisti per i quali la vita di Dante è innanzi tutto il racconto di un genio, di un grande scrittore, e sono libri che analizzano la sua opera come può fare uno studioso di letteratura. Io ho fatto un’operazione differente: ho scritto la vita di Dante come se non avesse scritto la Divina Commedia. Ho cercato di ricostruire tutti quegli aspetti della sua vita che sono gli stessi della vita di un uomo del 1200 o del 1300, indipendentemente dal fatto che lui fosse un grande poeta.

Cosa voleva evidenziare?
Ho cercato di precisare cosa voleva dire nascere in una certa condizione familiare, con un padre che aveva fatto i soldi con traffici a volte poco puliti; cosa voleva dire vivere in una metropoli come la Firenze del 1200 e sognare l’ascesa sociale e la compagnia dei giovani nobili, senza appartenere del tutto a quel tipo di ambiente; ho anche cercato di raccontare che cos’era la politica in quel mondo; politica che Dante ha fatto immergendosi fino al collo in una pratica sporchissima dove mantenere le mani pulite era difficile, e non credo che lui ci sia riuscito. E poi vivere allora voleva dire anche fare la guerra, e Dante ha combattuto anche se non ce lo immaginiamo a cavallo con la cotta di ferro e l’elmo in testa: ma anche questo è Dante, vero come tutti gli altri.

Tutto documentato?
Dante ha lasciato molte tracce di sé nella sua opera ed è stato raccontato da molti che l’avevano conosciuto, perché si erano accorti tutti che era un genio. Su quest’uomo disponiamo di una quantità di informazioni senza pari: e io le ho usate per raccontare la vita di un uomo del Medioevo che, guarda caso, era Dante, persona dalla vita contraddittoria come tutti noi. Qualcuno ha scritto che era un uomo molto intelligente e ambizioso, che ha vissuto fino in fondo la vita del suo tempo, correndo rischi e pagandone lo scotto.

Quali sono gli elementi di novità che ha incluso nel suo libro?
Ho pensato la vita di Dante in due parti: fino al 1301 è un uomo agiato, che vive di rendita, che si può dedicare agli studi, a letture, amori e sport. E poi scopre la politica e si butta nell’agone, sempre da persona che vive in una delle capitali del mondo e che ha i mezzi e la preparazione culturale per primeggiare. Ma poi vincono i suoi nemici, lui è esiliato, e vive per vent’anni aggrappato prima alla speranza di ritornare a Firenze, poi alla speranza di diventare famoso grazie al suo poema, per riscattare la povertà e lo sbandamento in cui è precipitata la sua vita. Un uomo che ha avuto un’esistenza piena di fatiche, emozioni, delusioni.

 

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