Strada facendo

Spazi per il Giubileo all'Abbazia Olivetana

Le adorazioni del giovedì occasioni per conoscere questo gioiello della Franciacorta, legato alla memoria del Santo Papa Paolo VI
Una veduta dell'Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano © www.giornaledibrescia.it
Una veduta dell'Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano © www.giornaledibrescia.it
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Mi trovo al cospetto dell'Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano, gioiello architettonico e artistico della Franciacorta che merita attenzione e vale la pena d'essere visitato e conosciuto. Scrigno d'arte, è contenitore prezioso di fede e preghiera, grazie alla dedizione dei monaci benedettini, che pur in esiguo numero garantiscono il funzionamento e il presidio della struttura che affonda le radici nella tradizione cluniacense, cui si deve la sua nascita, più di mille anni or sono. Varcare la sua soglia consente di compiere un interessante viaggio nel tempo e al contempo favorisce la meditazione spirituale.

In tal senso quest'anno c'è un'occasione in più nel segno del Giubileo: «Adoramus Te Domine» è l'iniziativa proposta tutti i giovedì alle 17, un'adorazione eucaristica con l'ideale sguardo a Roma e al mondo.

La storia

L'Abbazia visse secoli difficili e bui, dopo che i monaci Olivetani (provenienti dal senese Monte Oliveto) dovettero abbandonare il monastero nel 1797 per via dell'editto napoleonico che soppresse gli ordini religiosi. L'abbazia di Rodengo Saiano fu per un periodo adibita ad Ospedale delle donne di Brescia, poi regnarono incuria, abbandono, oblio. Nel febbraio del 1969 i monaci della Congregazione Olivetana monastica dell'Ordine di San Benedetto tornarono in Franciacorta per il decisivo intervento del papa bresciano Paolo VI, profondamente legato all'Abbazia d'ispirazione cluniacense. Cinquant'anni dopo, nel febbraio del 2019, in segno di riconoscenza l'Abbazia ha assunto la nuova intitolazione: Santi Nicola e Paolo VI, con il Santo di Concesio ad accompagnare lo storico San Nicola.

Notevoli le suggestioni artistiche e architettoniche che accompagnano la visita che consigliamo ai bresciani che ancora non conoscono questa pregevole testimonianza trasmessaci dai nostri avi. Resterete colpiti dalla vastità e dall'eleganza del Chiostro Grande. Per non parlare dello spazio del refettorio e di quello allo stesso adiacente, considerato uno dei più preziosi gioielli artistici di tutta la Franciacorta. Grazie anche al ciclo pittorico realizzato da Lattanzio Gambara, definito dal Vasari «il miglior pittore che sia in Brescia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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