Viaggio della memoria sulle tracce di Garcia Lorca per gli studenti del «Levi» di Sarezzo

La vittima più giovane dovrebbe avere solo 15 anni: i suoi resti sono sepolti da qualche parte nella gigantesca fossa comune del Barranco de Vìznar, un declivio di 10mila metri quadri che termina sulla strada tra Alfacar e Víznar, nella città spagnola di Granada. Qui centinaia di vittime della repressione franchista, incluso - si pensa - il poeta Federico García Lorca, furono fucilate e sepolte in fosse comuni durante la Guerra civile spagnola.
In questo sconfinato cimitero, oggi luogo della memoria, da alcuni anni il Consiglio comunale di Víznar e la direzione generale della Memoria Democratica hanno avviato in collaborazione con l’Università di Granada delle indagini archeologiche per localizzare i resti umani delle persone giustiziate e, se possibile, identificarle.
A una piccola parte di questi lavori hanno partecipato anche gli studenti delle classi terza e quarta del «Primo Levi», accompagnati dalle docenti Cristina Ratti ed Elena Valenti. Concepito come uno stage linguistico a Granada, grazie alla prof.ssa di spagnolo Ratti - che in passato ha trascorso del tempo qui durante un viaggio inerente al progetto Erasmus- il viaggio ha incluso anche un'esperienza unica a strettissimo contatto con questa dolorosa parentesi storica.
L’esperienza
«Avevamo una mattinata libera - racconta Ratti - e, grazie a una mia amica che ha dei contatti con l’Università di Granada, siamo stati accolti a Vìznar, dove il giorno successivo era atteso un ministro: queste ricerche dipendono, infatti, da fondi statali».
Gli studenti saretini sono stati suddivisi in gruppi e hanno avuto accesso al laboratorio di archeologia forense attivo nel lavoro di identificazione.
«Prima di entrare abbiamo dovuto indossare delle mascherine - racconta una studentessa -, per evitare di entrare in contatto con i reperti. Erano presenti in resti di due persone: è stata una scena molto forte».
Memoria
Poi la scolaresca si è messa in cammino e, prima di raggiungere la stele in ricordo di Garcìa Lorca, ha potuto osservare da vicino una fossa contenente dei resti ossei.
«Sono cose che di solito vedi nei film - raccontano i ragazzi dell’istituto triumplino -: vederli nella vita reale provoca sensazioni diverse: i corpi sembravano quasi intrecciati tra loro e su molti erano presenti fori di proiettili, segno di come siano probabilmente stati uccisi da un plotone d’esecuzione».
Gli studenti del «Levi» ricorderanno a lungo questa esperienza, che ha permesso loro di capire «quale sia la fortuna di vivere in una realtà libera da guerre e totalitarismi».
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