La stirpe dei Porteri: 150 anni di storia, tra salumeria e trattoria
La storia della famiglia Porteri comincia in Valtrompia, più precisamente tra Tavernole e Marcheno, dove ancora oggi è presente un ceppo. Già nella seconda metà dell’800 i Porteri erano salumieri che all’epoca, in realtà, significava sostanzialmente possedere un negozio di alimentari in paese. Una bottega che però aveva già una predilezione per gli affettati e per i migliori prodotti che il territorio era in grado di offrire, al netto della complessità delle forniture ai quei tempi.
Dalla valle a Borgo Trento

Proprio in quest’ottica, e anche con una prima scintilla di imprenditoria, Antonio Porteri decise di spostare la sua attività in città. Nel 1875 la scelta ricadde su Borgo Pile (attuale Borgo Trento) che era sì al di fuori delle mura cittadine, ma era già una dalle principali zone commerciali della città. In via Trento c’era la possibilità di mettere su casa e bottega in un quartiere già molto vivo dal punto di vista commerciale che avrebbe così ridotto il rischio imprenditoriale.

Antonio scelse uno stabile cielo terra posto praticamente a metà di via Trento, la strada che attraversa la parte più antica del Borgo, e al numero 52 posizionò la sua vetrina della salumeria, trasferendovi al piano superiore la famiglia. Una delle chiavi fu proprio l’apporto della famiglia che cominciò a mettere anima e corpo nell’attività.
È così che la Salumeria Porteri supera un primo periodo di posizionamento e di rodaggio in una nuova sede. Il resto lo fa il Borgo che accoglie subito i Porteri e li inserisce rapidamente all’interno di una comunità particolarmente unita. Sono questi gli ingredienti che permetto alla famiglia di origini valtrumpline di superare le prime difficoltà, la prima guerra mondiale e il ricambio generazionale che all’epoca, per questione anagrafica, era molto più rapido.
La guerra
Si arriva così ad Aleardo Porteri, detto Gino, che comincia a lavorare molto presto all’interno della bottega prima e, nel frattempo, a 21 anni sposa la 18enne Maria Invernici. L’attività della salumeria comincia a crescere sempre di più nel periodo tra le due guerre tanto che Aleardo e Maria potevano essere considerati una coppia di commercianti benestante.
Oltre ad avere un negozio di proprietà avevano una casa, una macchina e anche una motocicletta che era la passione di Gino. Quando le cose dal punto di vista commerciale stavano andando a gonfie vele però arriva la Seconda Guerra Mondiale e la chiamata alle armi per Aleardo che è costretto a lasciare da sola Maria a gestire il negozio di alimentari con 2 bambini da crescere.

I figli diventeranno poi addirittura 5, in seguito di altre due gravidanze (di cui una gemellare), concepiti durante le visite a casa di Aleardo durante i 5 anni di conflitto.
Maria Invernici, colonna di resilienza
Gli anni della guerra furono molto complessi per Maria che oltre alla gestione famigliare fu costretta ad indebitarsi, come tanti altri commercianti, per tenere aperto il negozio. Era una consuetudine fare credito, soprattutto ai clienti storici e ai membri della comunità, e la signora Porteri non si tirò mai indietro archiviando, tra l’altro, i libretti di credito al termine della guerra senza riscuotere il dovuto.
Proprio la fine del conflitto avrebbe dovuto rappresentare la conclusione del periodo più duro per Maria e la salumeria, ma Aleardo tornò gravemente malato a seguito di una caduta da cavallo in battaglia. Ottenne anche alcune medaglie al merito, in particolare per aver riportato indietro il corpo di un compagno di reggimento, ma pagò a caro prezzo gli anni passati al fronte. Non riuscì più a lavorare, dovette essere assistito in maniera sempre più assidua ed infine morì giovanissimo a 51 anni.

Maria non si fece abbattere neanche da questo, anzi, a 48 anni da vedova decise di prendere la patente per poter gestire meglio la Salumeria e anche la prole. A differenza delle generazioni precedenti non ebbe neanche particolare aiuto da parte dei figli visto che scelsero quasi tutti strade diverse. La primogenita Pierina si sposò giovane e scelse di fare tutt’altro, il secondogenito Antonio venne fatto studiare, si laureò alla Bocconi e scelse la vita accademica diventando un punto di riferimento nel settore bancario.

Patrizia, la più piccola, lavorò a lungo per le ferrovie dello stato e Giuseppina, la gemella di Raoul, diede una mano come tuttofare sia in casa che in negozio, ma solo fino al matrimonio. La prosecuzione della stirpe commerciale ricadde, quindi, su Raoul che fin dalle elementari aveva cominciato a dare una mano in negozio e deve il suo nome ad un omaggio da parte dei coniugi Porteri al migliore amico di Aleardo.
La visione di Raoul

Maria capisce subito che Raoul è l’erede designato per proseguire l’attività, il ragazzo non ama la scuola, ma ha un grande intuito per il commercio e grande voglia di fare. Comincia occupandosi delle consegne, poi passa a garzone e man mano che la sua formazione cresce diventa il nuovo perno della salumeria. Proprio attorno a lui ruota la svolta decisiva che ha trasformato un negozio di vicinato nella attuale gastronomia con ristorante.

Il primo passo decisivo è quello di aggiungere, negli anni’60, la gastronomia all’interno di un negozio di alimentari e salumeria. Ora parrebbe una scelta scontata, ma all’epoca fu il primo in città a proporre non solo i prodotti di qualità, ma anche i piatti della tradizione già pronti. In un viaggio in Francia rimase folgorato dalla scoperta delle macchine per arrostire il pollo e decise di acquistarne una seduta stante da portare a Brescia.

Nel frattempo Raoul raccoglie anche l’eredità di Gino nella cura della vetrina e la eleva con una serie di allestimenti tematici. Innovazione ed intuito anche in questo caso per Porteri che trasforma la vetrina in un biglietto da visita che invita i passanti a soffermare lo sguardo, in particolare nel periodo di Natale dove il numero 52 di via Trento diventa un must per assaporare lo spirito delle feste.

I magnifici Ottanta
La trasformazione definitiva in boutique arriva negli anni’80 con la nuova grande intuizione imprenditoriale di Raoul: i catering. Un’altra cosa che ora daremmo per scontata, ma non lo era all’epoca anche se furono proprio gli anni del boom economico a dettare le nuove linee guida della società bresciana. Fu un investimento molto importante, perché all’epoca non esisteva il noleggio per cui andava acquistato tutto il necessario, ma pago i dividendi sperati dal quarto Porteri alla guida dell’attività di famiglia.

Protagonista in questa fase anche la moglie Graziella regina dei fornelli sia per quanto riguarda i prodotti della gastronomia che i catering. Il servizio a domicilio si protrasse fino al 1995 quando Raoul riuscì a realizzare l’ennesimo sogno imprenditoriale: aprire una trattoria. Fu la messa in vendita del locale adiacente a creare l’occasione e lui non se la fece sfuggire consapevole di avere l’appoggio della moglie Graziella in cucina, affiancata per il primo periodo da un cuoco, e anche quello del figlio Marco che aveva partecipato fin da bambino ai catering.

Sarà proprio il primogenito a prendere in mano poi con il passare degli anni la cucina dopo aver imparato il mestiere di famiglia un passo alla volta facendo il piccolo di Graziella in cucina. Percorso simile, ma lontano dai fornelli, per Francesca che ha sempre partecipato fin da bambina alle attività di famiglia e durante gli anni dell’università ha cominciato a fare capolino in sala.

Il ristorante parte con soli 40 coperti e la volontà di mantenere la tradizione e le ricette della gastronomia portandole a tavola in un ambiente famigliare. Proprio per questo quando apre la serranda l’insegna all’interno recita: Ristorante Porteri - Chèl che pasa al convento. La risposta è stata molto positiva sin dai primi mesi e quindi il ristorante è cresciuto di conseguenza fino alla forma attuale, con esso sono cresciuti anche i due figli diventandone i volti con Francesca in sala e Marco in cucina.
Centocinquant’anni e oltre

Le cinque generazioni che si sono avvicendate alla guida dell’attività e i 150 anni di storia rendono la Salumeria Porteri l’unico locale alimentare dell’intera Lombardia ad aver mantenuto la stessa sede e la stessa gestione, senza mai interrompere l’attività, per un secolo e mezzo. La gastronomia di Borgo Trento ha già visto il tramonto dell’800 e anche quello del ‘900, ha vissuto l’alba di un nuovo millennio, ha attraversato due Guerre Mondiali e anche una pandemia Covid-19.

Nulla di tutto questo è riuscito a scalfire la stirpe commerciale dei Porteri che probabilmente proseguirà con una sesta generazione: Jacopo, Benedetta, Edoardo (figli di Francesca) e Pietro (figlio di Marco) sono spesso in negozio, Jacopo ha scelto la scuola alberghiera e ha già cominciato a dare una mano allo zio Marco in cucina.

Curiosità
Il ristorante al momento si chiama GA Porteri, un omaggio di Raoul a suo padre Gino Aleardo ricordato nel nome e nell’insegna con le sue iniziali. Una tradizione che verrà mantenuta anche quando Raoul passerà ufficialmente il testimone e sarà il suo di nome a comparire sull’insegna. Nel 1977, invece, grazie alla storica e proficua collaborazione con Negroni, la Salumeria Porteri arriva fino al leggendario Carosello con uno spot in cui recitava da protagonista Raoul con la madre Maria.

A proposito di momenti da ricordare la poetessa bresciana Elena Alberti Nulli, amica di famiglia e cliente storica, scrisse una poesia su una carta da prosciutto che regalò a Raoul e lui decise di utilizzarla per personalizzare il sacchetto del pane della gastronomia. All’interno del locale, invece, nella stanza del retro che collega il ristorante alla cucina e alla gastronomia sulla parete d’angolo prima della scala d’accesso all’interrato (lo storico magazzino) ci sono segnate le tacche che hanno registrato la crescita di tutte le ultime generazioni di Porteri e anche degli amici di famiglia che erano soliti frequentare il retro bottega. Un piccolo dettaglio che però resta negli anni a perenne monito di quanto la famiglia Porteri sia cresciuta, con coraggio e dedizione, assieme a sua attività.
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