Storie

La tradizione della scartocciatura rivive nella collezione di Rosa

Elisa Cavagnini
Si tratta di quell’attrezzo che serviva ad aprire e separare il «cartoccio» delle foglie secche dalla pannocchia. Oggi la 79enne ne possiede decine, alcuni storici: «Vorrei valorizzarli»
La collezione di Rosa narra la tradizione della scartocciatura - © www.giornaledibrescia.it
La collezione di Rosa narra la tradizione della scartocciatura - © www.giornaledibrescia.it
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Un ricordo d’infanzia riprende vita e si trasforma in una collezione che narra un capitolo della storia contadina del tessuto locale. Si tratta della collezione di scartocciatoi, arnesi oggi sconosciuti a molti, che Rosa Susio Zucchini di Castenedolo ha messo da parte nel corso di trent’anni e che oggi raggiunge la cinquantina di esemplari, tra cui alcuni molto antichi e risalenti al Settecento.

Per chi non avesse ricordi che superano il passato prossimo di qualche decennio, lo scartocciatoio è quell’attrezzo che serviva ad aprire e separare il «cartoccio» delle foglie secche, chiamate brattee, dalla pannocchia della pianta del mais quando questa era arrivata a maturazione.

Le foglie aperte venivano tirate, rovesciate verso il basso e infine, con un colpo secco, staccate dalla pannocchia. Queste, potevano poi essere buttate oppure, opportunamente rimaneggiate, diventare decorazioni, o ancora, da parte dei più poveri, utilizzate per riempire materassi. Faceva quindi seguito l’operazione della sgranatura, attraverso la quale venivano tolti i chicchi dal tutolo.

Ispirazione

Rosa, oggi 79enne, ricorda bene la storia della sua famiglia e quanto questa fosse legata alla scartocciatura, solitamente svolta nel mese di novembre. La famiglia Susio aveva infatti diversi terreni attorno alla cascina Madonnina e questi erano in gran parte coltivati a mais. Assecondando il naturale ritmo delle stagioni, quando le pannocchie erano mature, per diversi giorni si procedeva, con grande meticolosità, a spannocchiatura, scartocciatura e sgranatura.

Tipologie differenti di questi arnesi - © www.giornaledibrescia.it
Tipologie differenti di questi arnesi - © www.giornaledibrescia.it

«Ricordando la mia infanzia – racconta Rosa – nel corso degli ultimi trent’anni, mi sono dedicata alla ricerca di scartocciatoi, contattando privati e recandomi ai mercatini dell’antiquariato in diverse parti d’Italia. Ho appreso quante differenti tipologie esistano di questo arnese, talvolta in legno e cuoio con un punteruolo all’estremità e talvolta costituito da leghe di metallo e forgiato con forme più fantasiose o decorato con spirali e modanature. Mano a mano mi sono appassionata e ho iniziato a interessarmi alle storie che questi attrezzi raccontavano».

Aneddoti

Un attrezzo della collezione Susio infatti narra ad esempio di un innamorato che, non avendo soldi per potersi permettere di regalare un anello alla sua amata, le regalò uno scartocciatoio che, sul manico, venne decorato con un cuore. Altri esemplari, più semplici, ricordano le fatiche di una civiltà contadina che, con quel poco che aveva a disposizione, si ingegnava per autoprodursi dei basilari strumenti da lavoro.

E infine vi sono i pezzi più antichi, quelli che provengono dall’epoca preindustriale e contano tre secoli di vita. «Mi piacerebbe che la mia collezione non andasse perduta – spiega – e quindi vorrei trovare il modo di valorizzarla, in maniera tale che possa continuare a raccontare storie e ad incuriosire i contemporanei». Per informazioni: 3347652520.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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